Approfondimento Covid-19 su un campione di 904 persone che si sono rivolte alle Caritas di Rimini
Il 20% di tutte le persone che nel 2020 si sono rivolte alle Caritas della diocesi di Rimini, ha risposto a delle domande specifiche relative al Covid-19. Si tratta di un campione di 904 persone, capace di offrirci una lettura molto interessante per capire quanto la situazione pandemica abbia inciso sulle condizioni di povertà delle persone incontrate.
Ti sei rivolto/a alla Caritas per effetto del Covid-19?
Contro ogni aspettativa il 51% ha risposto di non essersi rivolto alla Caritas per effetto del Covid-19. La pandemia ha sì peggiorato la situazione, ma non è stata la motivazione per la quale hanno bussato alle porte della Caritas, i problemi c’erano già da prima. Nella maggior parte si tratta di lunghi periodi di disoccupazione e di fallimenti familiari (non solo coniugali, ma anche con le famiglie d’origine), che hanno precedentemente creato situazioni di povertà, nelle quali il Covid-19 è risultato un aggravante, ma non la causa principale. Interessante notare che su 460 persone che hanno risposto di no, 247 si sono rivolte alla Caritas per la prima volta proprio nel 2020. Quindi seppur è vero che non vedono nel Covid-19 la causa primaria del proprio stato di povertà, è comunque plausibile che questo è stato l’elemento scatenante per far bussare alle porte della Caritas.
Per 444 persone (49%) il Covid-19 è stato l’effetto principale che li ha portati alla Caritas. 330 non si erano mai rivolte in precedenza. Potremmo quindi affermare che su 904 persone, i nuovi poveri a causa del Covid-19 sono il 36,5% degli intervistati. Equamente suddivisi tra italiani e stranieri, appartenenti principalmente a un’età compresa tra i 45 e i 55 anni, seguiti dai 25-35 anni, per il 60% uomini. Per il 40% si tratta di nuclei familiari e per il 31% di persone che vivono sole. L’effetto principale causato dalla pandemia è la perdita del lavoro e di conseguenza il disagio economico.
Ti sei mai rivolto alla Caritas in passato?
A rigor di logica ci saremmo aspettati che le due colonne fossero quella dei no completamente azzurra e quella dei sì completamente arancione. Invece 40 persone hanno detto di non essersi mai rivolte alla Caritas in passato, mentre da noi erano già state, ma non si ricordavano perché si era trattato di richieste di aiuto sporadiche o molto indietro nel tempo.
Tra coloro che invece hanno risposto sì, 213 persone non si erano mai rivolte a quella Caritas dove hanno fatto il colloquio nel 2020, è quindi probabile che nel corso degli anni si siano trasferite o all’interno del territorio diocesano o a livello nazionale. Nel momento in cui era terminato il lockdown diverse persone rimaste senza lavoro si sono infatti riversate su Rimini nella speranza di riuscire a fare la stagione, aspettativa che spesso non ha trovato riscontri in quanto le attività balneari sono iniziate a luglio e spesso o non hanno assunto personale o hanno stipulato contratti a chiamate con dipendenti fidelizzati nel corso degli anni.
Hai perso il lavoro per colpa del Covid-19?
Il 64% ha dichiarato di aver perso il lavoro per colpa del Covid-19, mentre i restanti lo avevano perso prima, alcuni già da diversi anni. Abbiamo chiesto che lavoro facessero e, accorpando le professionalità, abbiamo cercato di individuare quali fossero state le categorie più colpite tra coloro che si sono rivolti alla Caritas.
Indubbiamente i settori più colpiti sono quello della cura della persona e della casa, il settore ristorativo e turistico, l’aziendale, il primario, l’edilizio e il commerciale.
Di seguito proponiamo anche il dettaglio con le singole professionalità e la specifica se hanno perso il lavoro per colpa del Covid-19 o meno.
È evidente come il settore dell’assistenza alla persona e il settore turistico siano i più colpiti, in riferimento alle persone che si sono rivolte alle Caritas di Rimini. Ma anche professioni quali: bracciante, muratore, operaio, sono state danneggiate, in diversi casi il problema è stato quello di non possedere un contratto di lavoro regolare, in un periodo come questo, chi viveva di lavoro irregolare e precario, si è ritrovato ulteriormente danneggiato. Vivere alla giornata non è possibile nella misura in cui nelle strade ci sono pattuglie di Forze dell’Ordine pronte a fermarti e a chiederti dove stai andando, perché, e se, hai una giustificazione per il tuo spostamento. Senza contratto come spieghi che stai andando a lavorare? Gli stessi “datori di lavoro” non si sono messi in una condizione di ulteriore rischio. Per queste persone non è stato possibile accedere alla Cassa Integrazione o richiedere la disoccupazione, alcune hanno optato per il Reddito ci Cittadinanza o il Reddito di Emergenza, altre sono invece rimaste completamente prive di reddito.
Sbirciando l’elenco di professionalità si notano anche professionalità singolari, alcune inusuali per gli sportelli Caritas: sportivi, imprenditori, impiegati, ballerini, artisti di strada, circensi, estetiste, agenti di commercio, commessi, animatori turistici… gli effetti della pandemia si sono riversati in modo trasversale su tutta la popolazione, in particolare se le persone stavano già vivendo una situazione precaria e critica, questa è stata l’ulteriore goccia che ha fatto crollare la possibilità di una risalita e di una stabilità.
Hai avuto problemi economici a causa del Covid-19?
Il 32% ha dichiarato che i suoi problemi economici non sono stati causati dal Covid-19, ma erano presenti precedentemente, interessante notare che, tra questi, 174 individui si sono presentati per la prima volta alla Caritas nel 2020, quindi seppur non identifichino nel Covid-19 la causa principale dei propri problemi, questo ha comunque ulteriormente danneggiato la propria situazione al punto di dover chiedere aiuto alla Caritas.
Per quasi il 70% degli intervistati il Covid-19 ha procurato notevoli danni economici: difficoltà nel pagare affitti, rate dei mutui, bollette, nel provvedere a rate di veicoli acquistati in passato o a debiti accesi per curarsi i denti o per altri problemi di tipo sanitario, difficoltà nel provvedere ai bisogni dei figli come nel riuscire ad acquistare materiale scolastico o a investire su nuove tecnologie per permettere la Didattica a distanza.
Per poter approfondire ulteriormente questa domanda abbiamo incrociato questo dato con la variabile “con chi vive”, ne è emerso che quelle e a soffrirci di più, da un punto di vista economico, sono state le famiglie. Infatti, l’85% delle famiglie intervistate ha detto di essere in difficoltà economica per colpa della pandemia, mentre tra coloro che vivono soli la percentuale scende al 61%, questo perché, con molta probabilità, i problemi economici si erano presentati già prima della pandemia, in quanto divorzi, separazioni, morti dei genitori, influiscono notevolmente sul reddito personale.
Hai avuto problemi di salute a causa del Covid-19?
46 intervistati su 904 hanno dichiarato di avere avuto problemi di salute a causa del Covid-19, tra questi 15 sono stati contagiati. 73 persone non hanno risposto alla domanda e 785 hanno invece dichiarato di non aver avuto alcun problema di salute. Facendo un’analisi più approfondita su coloro che hanno accusato problemi di salute è emerso che:
- Se si considera il genere: gli uomini che hanno accusato problemi di salute sono il 6,3% di tutti gli uomini intervistati, mentre le donne sono il 3,7%;
- Se si considera la cittadinanza: gli italiani sono il 6,3%, mentre gli stranieri il 4,3%;
- Se si considera il domicilio: sia coloro che hanno un’abitazione che coloro che sono senza dimora, rappresentano il 5,1% di entrambe le categorie.
Hai subito un lutto a causa del Covid-19?
Tra le 904 persone intervistate, 6 hanno subito un lutto a causa del Covid-19, 3 sono italiane, 2 peruviane ed una ucraina. Elaborare un lutto non è mai semplice, soprattutto con malattie come queste che sono improvvise e che creano un peggioramento nel giro di poco tempo. Al di là del trauma psicologico e del gran senso di nostalgia che ne comporta, ci sono anche altre conseguenze che, spesso, sono anche di tipo economico. Per una signora peruviana la perdita del fratello ha comportato il prendersi a carico tutta la famiglia del fratello e quindi essere costretta a trovare un lavoro alquanto remunerativo. Per la signora ucraina la perdita del proprio assistito ha significato perdere il lavoro e la casa. Per una donna italiana, la perdita del compagno ha significato non avere più una disponibilità economica per riuscire a pagare l’affitto del residence dove abitavano e quindi ritrovarsi in strada. Questo solo per fare alcuni esempi pratici su come la vita di chi ci è caro, influisce direttamente sulla nostra vita e rischi di implicare anche la nostra stabilità economica, abitativa e lavorativa.
Hai avuto problemi familiari per colpa del Covid-19?
Nonostante le difficoltà menzionata finora, su 904 persone solo 54 persone hanno dichiarato che l’epidemia abbia provocato loro anche problemi familiari. In questo tempo così difficile e complesso sono più le persone che ci hanno detto di essersi rimboccate le maniche e che hanno cercato di creare un nuovo equilibrio in famiglia, piuttosto che quelle che ci hanno dichiarato di aver riscontrato situazioni problematiche. Va comunque considerato che non sempre le persone sono sincere quando si parla di famiglia, c’è una base di riservatezza molto forte, mal volentieri si confida ad estranei la presenza di situazioni problematiche o conflittuali. Che ci sono state dichiarate è perché spesso hanno già raggiunto una soglia limite e si è arrivati a un distacco (figli che lasciano le case dei genitori, partner che arrivano alla separazione). Se si considera infatti solo il gruppo delle persone che vivono sole, ci si accorge che 22 su 249 hanno dichiarato di aver avuto problemi familiari a causa del Covid-19, mentre per il gruppo delle famiglie l’incidenza è leggermente minore perché sono 26 su 320.
Stai usufruendo di misure speciali per il Covid-19 attivate a livello statale o comunale?
L’80% degli intervistati non stava usufruendo di misure speciali relative al Covid-19 quando si è rivolto agli sportelli Caritas, eppure di trattava di persone in difficoltà economica e con una serie necessità di sostegno. Come mai allora non stavano ricevendo alcun aiuto pubblico?
La prima motivazione è che molti non erano informati, non erano a conoscenza dei diversi aiuti messi in atto dal Governo, non sapevano dove presentare la domanda e quale documentazione preparare. Avevano difficoltà nell’utilizzo del pc, nel sapere ricercare su internet le giuste informazioni.
La seconda motivazione è l’ISEE, diverse persone hanno raccontato di essere in difficoltà con l’ISEE in quanto nel 2018 avevano lavorato ed avevano un’ISEE alto oppure nel frattempo era cambiato lo stato di famiglia (non abitavano più con i genitori, si erano lasciati dal partner, l’anziano che abitava con loro non c’era più…), ma sulla carta risultava ancora la vecchia composizione familiare e non sapevano come aggiornarla dal momento che avevano problemi con la residenza in quanto il loro domicilio non era più stabile.
La terza motivazione è la sfiducia, non ci credevano, non avevano voglia neppure di provarci, assolutamente demotivati e increduli di poter ottenere qualcosa.
Compito dei volontari del Centro di Ascolto è stato l’orientamento e l’informazione. Rispetto al tema dell’ISEE abbiamo promosso l’ISEE CORRENTE, inviato ai caf per aggiornare il proprio modello ISEE, ma alcuni ci hanno riferito che non tutti i caf erano disponibili per tale pratica e altri che non sapevano come organizzarsi per raccogliere la documentazione necessaria. La burocrazia risulta spesso a ostica alle persone che hanno titoli di studio bassi o che non conoscono bene la lingua italiana.
I dati mostrano che il 28% degli italiani stava usufruendo di aiuti speciali per il Covid-19, mentre tra gli stranieri solo il 14% era in questa condizione. Conferma del fatto che spesso la mala informazione o la non capacità nel gestire la pratiche burocratiche, sfavorisce la possibilità di accesso agli aiuti in modo uniforme a tutta la popolazione cittadina.
Qual è la tua occupazione attuale? Di quali aiuti stai usufruendo?
Suddividendo i dati tra italiani, non italiani e persone con doppia cittadinanza, emergono risposte molto interessanti. La maggior parte degli intervistati si trova in una situazione di disoccupazione ed è alla ricerca di un nuovo impiego.
Il 15,4% degli immigrati ha un impiego irregolare fermo a causa del Covid-19, mentre tra gli italiani sono il 6% in questa condizione.
Non abbiamo pensionati stranieri ma prevalentemente italiani o con doppia cittadinanza.
I lavoratori in attesa di ricevere la Cassa Integrazione, sono per lo più stranieri, pari al 5,8% del totale degli immigrati intervistati.
Gli inabili al lavoro, in maggioranza italiani, pari al 4,6% degli italiani.
I lavoratori autonomi o stagionali in attesa del bonus ed i lavoratori che già beneficiano della Cassa integrazione sono in prevalenza italiani, mentre le casalinghe sono per lo più straniere.
È quindi evidente come i dati differiscano tra le diverse cittadinanze. Questo anche perché nel nostro paese c’è ancora una forte suddivisione tra i lavori svolti tra gli italiani e quelli dove sono prevalentemente impegnati i cittadini stranieri.