Associazione Team Bòta
Nasce tutto fra il 7 e il 9 Marzo del 2020, all'alba del primo Lockdown causa COVID-19.
È nato tutto spontaneamente, naturalmente. Un gruppo di 5/6 amici che capisce che la situazione che si sarebbe andata a sviluppare nei mesi successivi sarebbe stata drammatica, e avrebbe avuto bisogno di un aiuto e di un modo di aiuto più fresco, più agile, più veloce.
Ecco che così ci siamo ritrovati, abbiamo ragionato su che cosa avremmo potuto fare e ci siamo lanciati. Abbiamo radunato 13 persone, in una notte abbiamo scritto 3.000 cartoline, con un messaggio di speranza, di vicinanza e di disponibilità, e divisi per quartieri siamo andati a distribuirle nelle case delle persone. I media (servizio del TG2, uscite su stampa locale) hanno poi reso l’iniziativa credibile e ci hanno aiutato a crescere in quanto a fiducia agli occhi delle persone. Abbiamo così iniziato con l’assistenza a domicilio, essendo in quel periodo la cosa più pressante e più urgente, adattando poi i nostri servizi nel corso del tempo e sviluppandone sempre di nuovi. Adattabilità, flessibilità, accessibilità al volontariato e tanto coinvolgimento, queste sono le chiavi su cui abbiamo sempre voluto porre l’accento.
L’Associazione è nata ufficialmente dopo il lockdown, il 16.05.2020. Inizialmente eravamo un gruppo di persone che voleva aiutare. Il tutto gestito tramite social networks. Particolare, infatti, anche il fatto che per i primi 2/3 mesi noi non conoscevamo i nostri volontari, ci incontravamo raramente e solamente durante le consegne delle mascherine al fianco della Protezione Civile. Per il resto, i più di 200 volontari che ci hanno aiutato durante il lockdown erano selezionati in maniera molto rapida via social e via telefonica.
In questo momento abbiamo toccato la soglia dei 150 iscritti all’associazione, dei 150 soci, 100/110 dei quali attivi con i nostri servizi.
È formata in maggioranza da giovani dai 16 ai 30/40 anni, ma abbiamo anche una fascia importantissima e meravigliosa di persone più grandi, dai 50 ai 60/65 anni, i nostri veterani che adoriamo e a cui vogliamo davvero un grande bene.
Per diventare volontari è molto semplice, basta contattarci, compilare un form online e presentarsi al primo servizio. C’è una quota di iscrizione (25€) comprensiva di assicurazione e di tanti meravigliosi gadget.
Durante il lockdown abbiamo portato a termine più di 1.200 richieste. I servizi erano svariati: consegna della spesa e dei medicinali a domicilio, trasporto dei medicinali dall’Ospedale Infermi di Rimini alle farmacie della provincia, consulenza telematica e digitale in campo sanitario (psicologico, infermieristico e fisioterapico) intermediazione tra locali del territorio, distribuzione di pacchi viveri a persone in difficoltà economica, compagnia a persone anziane.
I ristoranti chiamano per consegnare pasti caldi ai più bisognosi, le gelaterie regalano torte e dolci, il week end di Pasqua sono state omaggiate 100 uova e 200 pasti, il 2 di maggio grazie ad una donazione di Ikea, sono stati consegnati 700 fiori agli anziani delle RSA del Comune di Rimini e agli Operatori Socio-Sanitari delle strutture. Nelle settimane sono state consegnate ai cittadini oltre 100.000 mila mascherine in collaborazione con la Protezione Civile e il Comune di Rimini.
Gli anziani chiamano per avere un po’ di compagnia e scambiare qualche parola, alcuni chiedono di poter spedire indumenti o effetti personali urgenti ai propri figli o ai propri genitori che risiedono in un’altra regione.
Ma le attività non si fermano qui: grazie alla collaborazione con associazioni educative ogni giorno viene organizzata una videochiamata per lo svolgimento dei compiti e per aiutare i più piccoli, una chat per le ripetizioni, momenti dedicati al supporto educativo e all’apprendimento a distanza; c’è spazio poi per i momenti più spensierati, il corso di cucina e di cantastorie, il momento dedicato all’attività motoria e teatrale e quello per le attività ludiche e artistiche.
Finito il lockdown abbiamo poi deciso di concentrarci su due progetti in particolare: la Spesa Sospesa e l’Orange Loop.
Recuperiamo e prepariamo quindi pacchi alimentari per varie famiglie in difficoltà, al momento ne stiamo assistendo 250 circa, in più recuperiamo generi alimentari freschi, frutta e verdura altrimenti destinata al macero per vari motivi, carne e pesce, pane, e qualsiasi altro genere da varie attività locali, andando così ad arricchire la nostra bag rispettando anche i valori nutrizionali e la diversità tipica della nostra dieta e della nostra alimentazione.
Nel primo periodo di primo lockdown abbiamo assistito più di 700/800 persone. In questo momento le famiglie sono 250, per un totale circa di altre 700/800 persone. Se poi consideriamo anche le persone aiutate con il ToyStory (evento di Natale), lì abbiamo smistato giocattoli per tutte le associazioni del territorio e oltre, ma non sappiamo quantificare il numero.
Le persone che stiamo seguendo ora sono per la maggior parte famiglie straniere. Ci ha stupito però il numero di famiglie italiane che si è rivolto a noi, in crescita (al momento sulle 250 famiglie, una sessantina sono italiane). La maggior parte sono famiglie o persone che avevano un lavoro stagionale, e che sperano che la stagione riparta per poter tornare a lavorare. Le persone sole si attestano intorno a 40/50. Con disabili conviventi al momento sono poche (2/3 famiglie), mentre con minori ce ne sono di più, circa 70.
I disagi più comuni sono a livello occupazionale. Molti di loro hanno perso il lavoro o non hanno modo di avere un’entrata di base. In molti ci chiedono anche di abitazioni e di aiutarli con il pagare affitti, utenze. A livello di solitudine è più frequente nelle persone più anziane, mentre problemi legati alle dipendenze pensiamo di averne pochi, una o due famiglie.
Puntiamo molto sul creare una rete importante sul territorio. Tutte le iniziative che abbiamo creato, organizzato e che stiamo portando avanti si basano sulla collaborazione fra associazioni, fra privati e fra istituzioni. Crediamo essere fondamentale saper comunicare i progetti, saper crescere insieme e saper sviluppare progetti unendo le forze.
L’augurio per il futuro è quello di riuscire ad uscire noi stessi dal “lavoro” di assistenzialismo puro, cercando magari di sviluppare forme di associazionismo e di aiuto che possano andare a creare opportunità lavorative, possano andare a favorire l’inserimento di queste persone all’interno della società. Empowerment è la parola all’ordine del giorno. Riuscire a dare la possibilità a queste persone di uscire da questa situazione, avendo la possibilità di scegliere cosa fare, di realizzare i loro sogni e i loro desideri. Non possiamo limitarci al mero assistenzialismo. L’assistenzialismo deve essere un aiuto temporaneo, un aiuto del momento, ma deve poi essere il preludio per un nuovo inserimento nella società.
Vorremmo poi affrontare anche altri settori, come l’assistenza e il supporto verso le persone anziane, verso il mondo della disabilità, ci sono tanti settori che ci ammaliano e che ci affascinano, sappiamo però che dobbiamo prima di tutto organizzarci, sistemarci e strutturarci, siamo consapevoli che quello che abbiamo creato è qualcosa di forte. Il nostro è un progetto di partecipazione solidale che ci riempie di felicità, ma che deve trovare in questo momento una sua stabilità, prima di affrontare nuove sfide e di buttarsi a capofitto in nuove forme d’aiuto. È nostra volontà proseguire con questa determinazione, con questa voglia e con questa energia.
Le fasce che riteniamo essere più a rischio nei prossimi periodi sono:
- Bambini e ragazzi, la chiusura delle scuole, questo periodo è stato devastante per questi ragazzi.
- Lavoratori dai 45/50 anni in su, che magari hanno perso lavoro e che si trovano in una situazione difficile.
- Anziani: hanno bisogno di assistenza, si trovano in un mondo che tende verso il digitale, verso la digitalizzazione, hanno bisogno di servizi vicini, di affetto e di vicinanza.