Associazione Rumori Sinistri
La crisi sanitaria ha evidenziato la necessità di una riforma “concettuale” che il sistema di accoglienza delle persone senza dimora richiede da decenni. Pensare la marginalità sociale attraverso il prisma di questa crisi può servire a decostruire le logiche emergenziali e/o assistenziali su cui si basa tale dispositivo: queste, come sottolineano gli operatori di prima linea, ostacolano la pianificazione di strategie sul lungo periodo e finiscono con l’alimentare il circolo vizioso dell’indigenza. I dormitori notturni rappresentano l’esempio perfetto di soluzioni tattiche che, pur rispondendo al problema nell’immediato, ne posticipano ad oltranza una risoluzione sistemica. Per questo a partire da quanto accaduto durante la pandemia, e ripensando anche il progetto di Casa Don Gallo, abbiamo sentito l’esigenza di avviare una riflessione comune tra ricercatori in scienze sociali e operatori di prima linea, che attraverso le reciproche esperienze cercano di comprendere blocchi e disfunzionamenti delle politiche di assistenza e immaginare percorsi di cambiamento. Abbiamo cercato allora di rispondere, ad una situazione inedita come la pandemia, tenendo conto dei tanti aspetti di problematicità sia nella gestione dei servizi attivati (casa Don Gallo, spazio diurno, sportelli, Guardaroba solidale) sia delle persone che attraversano e supportano tale attività.
Guardaroba Solidale Madiba
Dalla metà di marzo abbiamo sospeso le attività del Guardaroba solidale Madiba,ma la distribuzione del vestiario è proseguita attraverso le uscite serali con l’unità di strada della CRI Rimini e di Circolando. Il martedì venivano registrate le richieste delle persone senza tetto incontrate, nei giorni successivi le attiviste del Guardaroba preparavano i pacchi vestiario, e il venerdì venivano distribuiti agli interessati. Idem per le scarpe, le coperte ecc. Il Guardaroba attualmente è aperto il lunedì dalle 15 alle 17 e il venerdì dalle 9 alle 11.
Casa Don Andrea Gallo
Ha continuato ad offrire l’accoglienza ai suoi abitanti (34 quelli presenti durante la prima ondata di pandemia), garantendo la preparazione di 3 pasti al giorno e il rispetto del Protocollo predisposto per fronteggiare il Covid-19. Sono proseguite anche le attività ordinarie, mentre è rimasto chiuso lo spazio diurno agli esterni. A partire da questo osservatorio privilegiato, sin dalle prime settimane di scoppio della crisi sanitaria, come Ass. Rumori Sinistri abbiamo richiesto la predisposizione di spazi e luoghi di accoglienza per le persone senza dimora presenti in città oltre a sollecitare una soluzione che consentisse di proseguire l’erogazione dei servizi essenziali presenti sul territorio rivolti alle persone senzatetto (servizio docce, distribuzione vestiario, distribuzione pasti al chiuso, sportelli d’ascolto) non trascurando la tutela della salute degli operatori e dei volontari (molti tra questi in fasce a rischio) impegnati nell’organizzazione degli stessi servizi. Abbiamo inoltre ritenuto molto grave come nè a livello regionale, né a quello nazionale, si siano pensati protocolli di intervento per i servizi a bassa soglia né misure preventive di screening, per evitare contagi e diffusioni del virus che in condizioni di estrema vulnerabilità sono ancora più rapidi ed aggravanti. Lo Sportello d’ascolto attivo presso Casa don Andrea Gallo per l’autonomia è proseguito invece con modalità online.
Riorganizzazione dei servizi per le PSD esterne alla Casa
Nella fase del lockdown, tutti i giorni all’esterno della Casa, dato che lo spazio diurno era chiuso al pubblico, erano presenti diverse persone senza dimora per richieste che andavano dalle docce, al vestiario, alla colazione, al supporto per dormire, problemi con documenti e residenza. In alcuni casi abbiamo dato il numero delle emergenze h24 della Capanna trattandosi di persone conosciute alle varie realtà che si occupano di senza dimora, in altri abbiamo effettuato dei colloqui all’esterno della struttura. Dall’inizio di settembre sono ripartite le riaperture del Guardaroba, mediante due aperture settimanali.
Vista l’alta affluenza registrata all’inizio dell’autunno, abbiamo riorganizzato il Guardaroba Solidale in tre aree con l’obiettivo di rendere più efficace il servizio e garantire anche il distanziamento fisico.
- L’Area salute e raccolta, presso il piazzale antistante casa madiba, ci siamo occupati della distribuzione dei kit covid e kit igiene personale (solo per persone senza dimora), coperte blu e sacchi a pelo e delle altre coperte provenienti dalla raccolta solidale. A queste azioni si è aggiunto il ricevere le persone che portavano vestiario o generi alimentari.
- L’Area accoglienza/filtro, anch’essa posizionata nel piazzale antistante casa madiba, è l’area dove si compila la scheda informativa utile per l’orientamento e la lettura della condizione personale e dei bisogni, dove vengono fornite le informazioni base per orientare le persone ai servizi attivi sul territorio (front office stranieri, sportelli casa madiba, sportello sociale comune, staffetta solidale per i pacchi viveri). In questa area viene rilevata anche la temperatura con il termo scanner e fatta una piccola anamnesi per capire le condizioni di salute e indirizzare le persone che ne avessero bisogno verso i servizi preposti.
- L’Area distribuzione vestiario si trova, infine, al piano superiore, nell’attuale spazio riservato al guardaroba solidale.
Con la pandemia abbiamo riscontrato un forte protagonismo giovanile, soprattutto di studenti e studentesse universitarie che frequentando le lezioni online hanno fatto rientro in città. Si sono attivati sia per l’ambito delle azioni solidali della Staffetta per i pacchi viveri alle famiglie e singoli in precarietà economica e abitativa, che non hanno i requisiti per accedere ai sostegni statali, sia nelle due aperture settimanali del Guardaroba Solidale Madiba.
Le persone incontrate
Sportello d’ascolto Casa Don Gallo
A partire dalla riapertura di Casa don Andrea Gallo #perlautonomia, avvenuta il 15 Ottobre 2019 dopo i lavori di ristrutturazione, lo Sportello d’Ascolto si è trasferito da Casa Madiba nuovamente nell’ufficio predisposto all’interno della struttura. Il lavoro sociale svolto dallo Sportello d’Ascolto si è strutturato tramite due aperture settimanali, il lunedì e il giovedì pomeriggio, finalizzate a raccogliere bisogni e necessità da parte dei/lle fruitori/trici (sia interni che esterni al progetto di Casa Gallo). A ciò si è unito un notevole lavoro di back-office con accompagnamenti presso gli uffici Immigrazione ed Anagrafe, presso Ausl, studi legali, consolati, e svolgimento delle pratiche relative.
A fronte dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 e delle misure di contenimento disposte dal Governo, a partire dal 9 marzo, parallelamente alla chiusura di Casa Don Andrea Gallo a tutte le persone esterne, anche l’attività di Sportello di Ascolto per le persone esterne è stata sospesa, mentre l’attività di front-office e back-office è proseguita per gli abitanti della Casa, in particolare nella modalità da remoto nella fase 1 dell’epidemia – da Marzo a Maggio 2020 – per poi riprendere parzialmente in presenza nel periodo successivo, affiancando ai colloqui telefonici alcuni colloqui in presenza che sono stati svolti presso l’ufficio di Casa Madiba Network per le persone esterne a Casa Gallo, e presso l’ufficio di Casa Gallo per gli abitanti, applicando un protocollo di prevenzione che ha compreso, oltre all’obbligo di indossare la mascherina e utilizzare il gel igienizzante prima dell’ingresso, l’installazione di pannelli divisori in plexiglass per il ricevimento delle persone. I colloqui presso lo Sportello d’ascolto sono stati nuovamente sospesi alla fine del mese di ottobre in concomitanza con la nuova crescita dei contagi; parallelamente questa attività di primo contatto si è spostata presso l’area filtro/accoglienza durante le aperture del Guardaroba Solidale.
Il totale degli accessi registrati allo sportello di Ascolto dal 1° Gennaio al 26 Ottobre 2020 è stato di 80 persone, di cui il 33% nuovi accessi.Tra queste la maggior parte sono uomini (poco meno dell’80%), giovani e giovani adulti (tra i 23 e i 27 anni il 60%), provenienti dall’Africa subsahariana (70% Senegal, Gambia, Costa d’Avorio le nazionalità più frequenti), migranti, titolari di protezione o richiedenti asilo. Sono tantissime le persone fuoriuscite dai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS), senza aver maturato un’autonomia abitativa.
Le persone di nazionalità italiana hanno rappresentato il 15% degli accessi totali; hanno anagrafiche molto differenti, dai ragazzi giovani a uomini over 50, hanno tutti manifestato problematiche legate alla mancanza di un alloggio stabile. Molti di questi si sono trovati in una situazione di povertà a causa del fallimento economico delle proprie imprese lavorative. Considerevole anche il numero di persone italiane con problemi di dipendenza.
5 sono le donne incontrate nel 2020 (2 italiane e 3 migranti) che abbiamo seguito attraverso i servizi e le attività promosse. A marzo, al fine di mettere in sicurezza Casa Don Gallo data la presenza di due donne senza casa che trascorrevano le ore diurne presso la struttura, Casa Madiba ha messo a disposizione – solo per le ore notturne – i propri locali (corridoio e bagni) per la loro accoglienza. Per le ore diurne lo spazio di riferimento è rimasto Casa Don Gallo. Al termine del lockdown, grazie ad un positivo lavoro di rete, la ragazza di origini camerunensi, con grave disturbo psico-sociale, probabilmente riconducibile alle violenze subite nel proprio paese è stata inserita in un progetto Siproimi a Bologna. Mentre l’altra è riuscita ad andare in autonomia grazie al RDC, che gli ha consentito di prendersi una camera in affitto in un hotel. L’elemento che accomuna molto frequentemente le biografie femminili è la forte vulnerabilità a cui sono esposte vivendo in strada, che molto spesso provoca anche un forte disagio psicologico che in alcuni casi viene somatizzato fino a trasformarsi in patologia.
Abbiamo infine seguito anche una persona transgender vittima di violenza nel proprio paese di origine, per la quale è stata favorita la presa in carico presso il progetto Help-Oltre la Strada.
La quasi totalità delle persone (non accolte presso Casa Gallo) ricevute presso lo Sportello d’Ascolto, hanno richiesto un posto letto. Due persone di queste sono state inserite nel progetto di Casa Gallo tra gennaio e febbraio, tra cui segnaliamo un italiano ex detenuto con problemi di dipendenza, prima dello scoppio della pandemia, mentre altre due sono entrate a settembre. Le restanti persone con il medesimo bisogno sono state indirizzate alle altre realtà attive sul territorio, fino alla chiusura di queste, in concomitanza con la chiusura delle scuole avvenuta il 24 febbraio a causa della diffusione del Covid-19.
Molte persone sono tornate diverse volte presso il nostro Sportello per comunicarci che si trovavano nuovamente in strada dopo aver finito il periodo di accoglienza concesso dalle altre realtà del territorio che si occupano dei percorsi di accoglienza per le PSD.
Alcune di queste hanno inoltre affermato di non voler dormire presso le altre strutture a causa dei furti o delle condotte irrispettose degli altri accolti. “Per un senzatetto, la “libera scelta” si configura come un calcolo rischio-beneficio tra diverse variabili, organizzate secondo un ordine di priorità finalizzato alla sopravvivenza quotidiana. Essa è allora comprensibile solo in relazione al contesto in cui le decisioni sono prese, in quanto questo definisce il campo delle possibilità di azione dell’individuo”.
Crediamo utile riportare e riflettere su questi emergenti e suggestioni, soprattutto in questa fase della crisi sanitaria, al fine di migliorare e avanzare l’efficacia delle risposte messe in campo nell’ambito delle politiche sociali ed abitative che riguardano tutti i progetti di accoglienza per le persone senza dimora del territorio, compresa Casa Don Gallo. Inoltre, dopo la sospensione dell’accoglienza, dall’inizio della prima fase della pandemia (febbraio/marzo 2020), di alcuni servizi di accoglienza notturna a bassa soglia, abbiamo registrato un aumento delle richieste di accoglienza e la segnalazione di diversi disagi legati all’erogazione dei servizi essenziali per le persone senza dimora come il servizio docce e la distribuzione del vestiario ecc.
Seppur in numero notevolmente inferiore, abbiamo ricevuto presso lo Sportello d’ascolto anche alcune richieste nel sostegno alla ricerca di un alloggio in affitto. Volontà che tuttavia si scontra con un diffuso fenomeno di grave razzismo negli affitti, tale da rendere assai difficoltosa la ricerca e la possibilità di trovare una stanza o un appartamento da condividere con altri connazionali in affitto nel nostro territorio.
Il 20% delle persone che si è rivolto allo Sportello d’Ascolto ha chiesto il rilascio della dichiarazione di domicilio ai fini del rinnovo o della conversione del Permesso di Soggiorno, a fronte della richiesta (illegittima) da parte dell’Ufficio Immigrazione di tale atto. A tal proposito vogliamo condividere come, da fine dicembre 2019, l’Ufficio Immigrazione non accetti più le dichiarazioni di domicilio sostanziale prodotte dal nostro Sportello, respingendo numerose persone che si erano recate per il rinnovo o la conversione del proprio documento. Tale inversione di rotta, affiancata dalla pretesa della presentazione della Dichiarazione di Ospitalità come ulteriore requisito ai fini del rinnovo e/o conversione del documento, limita a tutti gli effetti la possibilità da parte dei cittadini stranieri senza dimora o senza casa, ancorché stabili sul territorio di Rimini, di rinnovare o convertire il proprio Permesso di Soggiorno, alimentando il fenomeno illegale della compravendita di false dichiarazioni di ospitalità o costringendo chi avrebbe tutti i requisiti per rinnovare o convertire il proprio permesso, a divenire irregolare.
Circa il 40% infine si è rivolto allo Sportello d’ascolto per criticità e richieste legate al Permesso di Soggiorno. Rispetto a questo come Sportello d’Ascolto tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 abbiamo incontrato i responsabili del Front Office del Centro Stranieri del Comune di Rimini al fine di concordare con loro modalità condivise e sinergiche di invio delle persone non inserite all’interno del progetto di Casa don Andrea Gallo #perlautonomia presso lo Sportello da loro gestito. Sia l’invio che il percorso successivo sono comunque seguiti dalle referenti del nostro Sportello d’Ascolto mediante uno scambio con le referenti del Front Office comunale. Una collaborazione che riteniamo molto positiva in quanto va a sostenere e rafforzare la rete dei servizi già in essere peraltro all’interno dello stesso quartiere e che è stata sperimentata anche in occasione della recente Sanatoria.
La maggior parte delle persone in possesso di un impiego lavorativo che si sono rivolte allo Sportello d’Ascolto sono abitanti di Casa Gallo. Questo peraltro si allinea con il dato della problematica più ricorrente per cui le persone si sono rivolte al nostro Sportello, ovvero quella della richiesta di un alloggio. La casa è la prima cosa, e senza una sistemazione dignitosa la ricerca del lavoro è pressoché impossibile.
Le persone in possesso di un impiego lavorativo l’hanno individuato prevalentemente nei settori dell’agricoltura, del turismo e della logistica. Ambiti in cui le tipologie di lavoro offerte sono caratterizzate da un lavoro povero, con contratti grigi, ore di lavoro molto superiori al consentito e retribuzioni molto basse, che non permettono assolutamente di progettare e raggiungere un’autonomia abitativa ed economica. Una delle difficoltà nel reperimento di alloggi in affitto – oltre che alle forme di razzismo – è conseguenza proprio di questo: i requisiti e le garanzie richieste da una parte e il costo dall’altro fanno del mercato di locazione privato un terreno sempre più inaccessibile.
Guardaroba Solidale
Gli accessi totali sono stati 240 tenendo conto del lungo periodo di chiusura (marzo/settembre 2020), del fatto che non è stato tenuto un dato statistico della distribuzione del vestiario in strada (da marzo a settembre 2020) e soprattutto che da novembre abbiamo introdotto un nuovo sistema di raccolta dei dati.
Abbiamo notato un netto aumento di persone in precarietà abitativa (affittacamere, ospitalità da amici, residence) e come sempre rilevante il dato di genere, l’80% sono uomini (molti dei quali separati o non più in contatto con le famiglie di origine), oltre all’età media, 44 anni.Il 45% delle persone incontrate era al primo accesso. Dalla fine dell’anno e dall’inizio del 2021 abbiamo riscontrato un incremento importante del genere femminile, dovuto anche ad attività specifiche che stiamo sviluppando per le donne.
Il 55% sono stranieri, con varie tipologie di Permesso di Soggiorno dai richiedenti asilo ad attesa occupazione. Diversi gli irregolari e le persone con patologie e dipendenze.
Prima dello scoppio dell’epidemia (gennaio e febbraio) il Guardaroba ha registrato una media di 4-5 persone ad apertura per un totale di 90 accessi. Tendenzialmente tutte persone conosciute al percorso. Nei mesi successivi, il Guardaroba Solidale si è attivato con le UdS della CRI Rimini e di Circolando distribuendo vestiti una volta a settimana durante l’uscita serale del venerdì.
Il Guardaroba ha riaperto ad ottobre, con un considerevole incremento degli accessi e nuove modalità di raccolta dei dati. Si è pertanto resa necessaria una sua riorganizzazione che ha fatto registrare un’affluenza media ad apertura di 15 persone.
In particolare a partire da Ottobre 2020 (inizio del nuovo sistema di raccolta dati) sono stati 150 gli accessi, con una concentrazione di 45-50 persone solo nei mesi di novembre e dicembre. Di questi, 34 erano al primo accesso. Abbiamo registrato una netta presenza di uomini (92) con un’età media di 44 anni. Dei 125 accessi abbiamo notato un incremento considerevole di persone in precarietà abitativa (affittacamere residence, ospitalità da amici) che rappresentano il 45% totale degli accessi, il restante sono tutte persone senza tetto.
Le condizioni lavorative delle persone che accedono al Guardaroba solidale sono disastrose: disoccupati di lunga durata, lavoratori e lavoratrici stagionali spesso non pagati, braccianti agricoli, persone in cassa integrazione.
Staffetta Solidale
Con la staffetta solidale, raccolta e distribuzione di generi alimentari a chi è in difficoltà ed escluso dagli aiuti istituzionali per mancanza di assurdi requisiti, fra cui la residenza, abbiamo sostenuto circa 140 nuclei complessivi tra la prima fase (lockdown) e l’autunno. Si tratta di tutte persone che non conoscevamo prima e che hanno usufruito del pacco alimentare con una discreta continuità in questi mesi. L’età media è di 43 anni.
Molti di questi sono nuclei famigliari con minori; la nazionalità prevalente è quella italiana (10 nuclei), seguita da senegalese (8 nuclei) e ucraina (6 nuclei). La maggior parte delle persone che si rivolge alla Staffetta è al momento disoccupata o in cassa integrazione, con precedenti impieghi nel settore turistico-stagionale e nel badantato/colf.
È poi importante ricordare che nel caso delle persone migranti la reperibilità e la stabilità del lavoro sono fortemente ostacolate dalle crescenti difficoltà di ottenimento di un Permesso di Soggiorno o del rinnovo del vecchio Permesso, che sono il diretto prodotto del contesto normativo sull’immigrazione che si è delineato negli ultimi anni, dove i decreti Minniti e Salvini hanno ridotto drasticamente le maglie del diritto all’immigrazione e portato a un incremento esponenziale delle persone irregolari in Italia.
A queste difficoltà occorre aggiungere come l’emergenza Covid-19 e il conseguente slittamento o chiusura di molte attività abbia comportato una drastica riduzione delle possibilità lavorative, in particolare nel periodo del lockdown, e spazzato via tutte quelle forme di economia informale che spesso permettono di riuscire a sopravvivere.
Pandemia e povertà
La pandemia da Covid-19 e il lockdown vissuto nei mesi scorsi ci hanno mostrato tutte le lacune, la precarietà, la fragilità di un welfare poggiato su anni di definanziamenti, tagli ed approcci emergenziali, con ricadute che riguardano tanto le figure del lavoro sociale quanto chi si trova in condizioni di vulnerabilità ed indigenza e che ai servizi si rivolge per cercare risposte molto spesso insufficienti. Crediamo pertanto che le situazioni da noi incontrate non siano il prodotto diretto del Covid-19, bensì del sistema economico/finanziario all’interno del quale il Covid-19 si è sviluppato.
Bisogna capire che la strada è patogena e che i fenomeni di disagio psico-sociale, di dipendenza patologica non possono che aumentare se non si agisce sul problema abitativo.
Occorre inoltre agire sulla “spirale viziosa” del problema dei documenti – come la recente Sanatoria e i Decreti sicurezza e immigrazione ci hanno mostrato – che alimenta il lavoro povero e che a sua volta non permette di trovare una sistemazione abitativa dignitosa. Peraltro il pieno godimento dell’accesso alla casa è individuato dall’OMS come elemento fondamentale ed indispensabile per il mantenimento della salute mentale delle persone. Da qui l’esigenza forte che ci ha spinto in questi mesi a metterci in cammino, costruendo una rete che coinvolgesse operatrici ed operatori sociali dell’accoglienza, dei servizi rivolti alle persone senza dimora e con problematiche di dipendenza, attiviste e attivisti sociali dei movimenti per il diritto all’abitare, delegati sindacali impegnati nel welfare e nel settore delle cooperative sociali, ricercatori.
Questa riflessione si può estendere anche all’altra parte delle persone indigenti, quelle che non sono senza dimora, ma che non hanno comunque accesso ad un alloggio sano e dignitoso come prevede la risoluzione approvata lo scorso 13 gennaio presso il Parlamento europeo. Molte delle persone incontrate presso i nostri osservatori sono in precarietà abitativa, molte di queste non sono in possesso della residenza e quindi non possono godere dei sostegni dello Sportello sociale, restando ulteriormente escluse da buoni spesa, contributo affitto, ecc.
Situazioni problematiche emerse
Un dato che abbiamo registrato durante i nuovi accessi, sia allo Sportello d’ascolto sia al Guardaroba Solidale, è il fenomeno delle dipendenze. Tra i ragazzi giovani (3 quelli conosciuti attraverso lo Sportello d’ascolto e il Guardaroba solidale, tutti italiani e under 30) abbiamo rilevato maggiormente dipendenze da sostanze pesanti (eroina e cocaina) e ludopatia, associate ad una condizione di precarietà abitativa conseguenza della rottura dei rapporti famigliari (2 casi su 3). Nelle persone più adulte – soprattutto chi è senza tetto da tanti anni – è invece più diffuso l’abuso di alcool. Al fine di intervenire con maggiore efficacia su questi aspetti è attiva una positiva collaborazione con l’unità di strada Circolando e il Ser.D di Rimini.
Abbiamo rilevato abbastanza diffusamente anche situazioni di disagio psico-sociale e disturbo psichiatrico. Nelle soggettività migranti questo è molto spesso conseguenza di un sistema psicotico in cui le persone sono immerse, caratterizzato da normative escludenti, leggi dall’impianto fortemente discriminatorio, in cui Permesso di Soggiorno e possesso del contratto di lavoro e quindi di un’abitazione formano un cappio letale. In questo quadro, aggravatosi con la crisi sanitaria, la perdita di un Permesso di Soggiorno regolare è molto spesso il punto di partenza dell’adesione a forme di microcriminalità come mezzo di sopravvivenza e al ritrovarsi a vivere in strada. Una realtà a cui abbiamo dovuto far fronte in prima persona sia come Sportello d’Ascolto, spazio di raccolta dei bisogni e delle problematiche di centinaia di persone, che come luogo/spazio fisico – Casa Don Andrea Gallo.
Misure di sostegno al reddito e persone incontrate
Non abbiamo una stima esatta del numero di persone che si sono rivolte a noi e che erano in possesso del Reddito di Cittadinanza nell’arco del 2020. Riteniamo comunque sottolineare che le persone che abbiamo incontrato che avevano già il RDC, sono state sicuramente aiutate e sostenute da questa misura, che a nostro avviso andava implementata e rivista alla luce della crisi sanitaria.
Perché nonostante tutte le criticità del RDC attuale, impostato su una visione più di WORKFARE che non di stato sociale, esso ha rappresentato una misura economica importante di sostegno a tutte quelle persone prive altrimenti di altre misure di sostegno o ammortizzatori sociali.
Per questo auspichiamo un suo potenziamento e soprattutto una riforma degli ammortizzatori sociali nel nostro Paese, visto l’aumentare dei bisogni e la perdita di numerosi posti di lavoro, che colpiscono in particolare le donne e le persone over 50.
Soffermandosi sull’intervento di supporto svolto all’interno di Casa Gallo, abbiamo assistito 13 persone (12 abitanti e un ex abitante), per la presentazione della richiesta di indennità prevista dal decreto Cura Italia per alcune categorie di lavoratori, espletando le pratiche sul portale dedicato dell’INPS per ogni persona. Sul totale di 13 persone, 6 hanno ottenuto l’indennità.
Occorre evidenziare che la trasformazione digitale di molti servizi registrata negli ultimi anni, seppur utile nell’agevolare le pratiche per il cittadino medio, rischia invece il taglio di una fetta importante di popolazione che spesso non ha competenze informatiche o mezzi adeguati, causando così una marginalizzazione delle categorie di persone che, privi delle competenze necessarie ad accedervi, rimangono esclusi dall’accesso a molti servizi della pubblica amministrazione e pratiche quotidiane di base.
Questo fenomeno si è reso molto evidente nel periodo del lockdown, quando molti servizi come quelli dell’INPS e del Centro per l’Impiego sono stati trasferiti su piattaforme informatiche che, se spesso risultano di difficile fruizione per alcune fasce della popolazione italiana, diventano estremamente escludenti per i cittadini stranieri che spesso, oltre a non avere le competenze adeguate, non comprendono bene la lingua italiana o sono analfabeti. È fondamentale quindi pensare a un lavoro di formazione con un approccio che tenda alla costruzione delle competenze e non all’assistenza fine a sé stessa, affinché le persone acquisiscano le competenze che le rendano il più possibile autonome nella fruizione dei servizi e all’espletamento di pratiche di base sulle piattaforme informatiche.
Quali e quante azioni avete messe in atto come Casa Madiba e Ass. Rumori Sinistri?
1^ Fase dal Lockdown all’estate
All’interno del Network solidale di Casa Madiba è stata attivata una linea telefonica dedicata (371 4427310), per necessità ed urgenze e per intercettare persone senza casa che solitamente venivano al Guardaroba Solidale Madiba che durante il periodo di lockdown non ci è stato consentito aprire. A questo numero abbiamo ricevuto anche diverse richieste di persone che non sono riuscite ad accedere ai buoni spesa. L’iper burocratizzazione dell’accesso ai bonus economici di sostegno ai lavoratori e alle lavoratrici così come ai bonus spesa e di supporto alle famiglie ha infatti tagliato fuori tantissime persone sprovviste di mezzi informatici e informazioni adeguate. Come ass. Rumori Sinistri abbiamo promosso, in collaborazione con altre realtà del territorio, l’unità mobile per le persone senza casa, con azioni di monitoraggio e sostegno rivolte in particolare ad alcune donne che supportiamo da diverso tempo e che vivono in alloggi di fortuna o situazioni precarie (collaborazione con Non Una Di Meno Rimini) e distribuzione vestiario alle persone in strada durante l’uscita dell’unità mobile della CRI.
Ad Aprile 2020 ha preso avvio l’attività della Staffetta Solidale per la raccolta vestiario e generi di prima necessità per sostenere i progetti rivolti alle PSD e ai nuclei famigliari in difficoltà. Non un’azione nata nell’estemporaneità od emergenzialità della crisi sanitaria, ma che ha riformulato gli interventi di mutuo-sostegno e solidarietà liberatrice già sviluppati dalla nostra realtà per rispondere ai nuovi bisogni nati nella pandemia e intervenire su tutti quegli elementi che producono diseguaglianza, precarietà, povertà – endogeni e strutturali di questo sistema produttivo – che la pandemia non ha creato, ma ha solo portato alla luce. La Staffetta si avvale di attivisti e attiviste dotati di DPI e organizzati attraverso una mappatura urbanistica delle presenze nei vari quartieri e zone della città per valorizzare il lavoro di prossimità, il concetto di abitanza e la costruzione di reti solidali nonché limitare il più possibile gli spostamenti al di fuori dal proprio quartiere. Durante questa fase si è garantito il ritiro presso le abitazioni private di vestiario, generi alimentari di prima necessità e prodotti per l’igiene personale e per la casa donati dalla cittadinanza e la loro riconsegna ai singoli e famiglie che ci avevano contattato attraverso il numero delle emergenze sempre presso le abitazioni. All’interno di questa rete solidale anche alcune realtà di produttori/trici agricoli locali e gruppi di acquisto solidale.
In poco più di tre settimane in questo primo periodo con la Staffetta Solidale sono stati consegnati più di 80 pacchi di generi alimentari tra famiglie e singoli per un totale di circa 120 persone. Abbiamo incontrato più di 100 donatori/trici di vestiario e generi di prima necessità Redistribuito abbigliamento, intimo, scarpe e mascherine a persone senza dimora tramite la collaborazione con l’UdS della Croce Rossa per un totale di più di 50 persone intercettate. Recuperato e donato due pc per sostenere minorenni che diversamente non avrebbero potuto fruire della DAD (didattica a distanza).
Durante questo periodo gli spazi di Casa Madiba Network sono stati adibiti a dispensa e magazzino per i tanti materiali raccolti, mentre nel piano superiore di Casa Madiba, come già raccontato in precedenza, abbiamo predisposto una stanza per l’accoglienza di due donne sole senza dimora, una italiana l’altra camerunense, che hanno avuto così un luogo sicuro dove trascorrere il lockdown.
È stato inoltre attivato un servizio telefonico di supporto per problematiche abitative legate agli affitti “#IORESTOACASA ma come pago l’affitto se non lavoro?” in collaborazione con ADL Cobas (Tel. 320 1143966). Il sindacato autorganizzato ADL Cobas, con il quale sono attive diverse collaborazioni, ha fornito sostegno mediante consulenze sindacali online e telefoniche per i lavoratori e le lavoratrici ed azioni di patronato per la richiesta dei buoni spesa e degli altri aiuti (Tel. 349 9745299).
Dal 1° Giugno al 1° Agosto è stato attivata una Help-line in rete con realtà di Bologna e Reggio Emilia con il fine di fornire informazioni e assistenza rispetto al provvedimento di regolarizzazione emanato dal Governo con il DL 18/2020 (Decreto “Rilancio”): tale attività è stata svolta mediante colloqui telefonici e colloqui in presenza presso l’ufficio di Casa Madiba. Sono stati n. 20 i colloqui in presenza e n. 40 i contatti in generale tramite l‘Help-line telefonico. Le persone che avevano i requisiti hanno presentato la domanda tramite il Front-Office Stranieri dopo un nostro invio.
2^ FASE – dopo l’estate/ fine anno
Le azioni intraprese durante la prima fase sono continuate, adattandosi rispetto ai vari DPCM. L’azione della Staffetta Solidale in questa seconda fase ha organizzato le consegne e i ritiri presso gli spazi di Casa Madiba Network, mentre la consegna a domicilio viene adottata solo in casi particolari. Dalla fine dell’estate sono 195 persone le persone seguite dalla Staffetta, per un totale di circa 60 nuclei.
Il Guardaroba Solidale Madiba ha riaperto con l’autunno con una notevole pressione in ingresso (15 persone in media ad apertura), causata anche dalla chiusura degli altri servizi per la distribuzione del vestiario alle persone senza tetto. Questo ha comportato la necessità di una riorganizzazione come abbiamo descritto all’inizio di questa inchiesta.
Nelle varie azioni promosse, si è sempre mantenuto al centro il tema della cura e della salute della comunità: numerose sono state infatti le risorse economiche investite per l’acquisto dei DPI (mascherine ffp2, guanti, copriscarpe, visiere, camici, detergenti per la sanificazione delle persone e degli ambienti, ..) per tutti gli/le attivisti/e. Sempre rispetto a questo, importante è stato anche l’utilizzo della rete, la creazione di nuove linee telefoniche dedicate ai vari servizi (Sportelli online, numero emergenze, ..), le web conference per la gestione di situazioni problematiche e l’attivazione di risposte da parte della rete solidale dove possibile.
Nonostante il proficuo lavoro delle realtà di base territoriali, delle reti solidali dobbiamo denunciare i gravi ritardi da parte di tutto il fronte istituzionale, dal Governo, alla Regione, ai Comuni della Provincia, in particolare per le necessarie e opportune risposte abitative da dare a fronte di un costante aumento della popolazione delle persone senza tetto (che è molto preoccupante rispetto ai problemi sociali che possono scaturire) e di un piano straordinario di interventi per potenziare la rete dei servizi dedicati alle persone senza tetto anche con l’implementazione di nuovi progetti come l’Housing First e il superamento dei dormitori e della bassa soglia.