Il volontariato e le reti intrecciate di solidarietà
Nel 2020 c’è stato un discreto ricambio di volontari nelle Caritas presenti nella Diocesi di Rimini: nel mese di marzo, per motivi di prevenzione, era stato richiesto ai volontari sopra i 65 anni, di svolgere il proprio servizio da casa. Alcuni sono poi rientrati nel periodo estivo, altri invece hanno preferito restare a casa dato che la pandemia non è ancora finita, altri ancora hanno scelto di concludere la propria esperienza di volontariato. Sono quindi entrati in azione i giovani, in quasi tutte le parrocchie, il maggior sostegno è arrivato dai giovani Scouts, in alcuni casi (come Bellariva) i capi Scouts hanno inserito il servizio Caritas come servizio extra associativo dove, ogni anno, 2 giovani, svolgeranno il proprio servizio una volta a settimana in modo continuativo. Altri volontari provengono dai gruppi del coro parrocchiale o dal catechismo, nella misura in cui alcune attività in parrocchia sono state sospese, alcune persone hanno infatti scelto di spendersi per i poveri e di cambiare il proprio servizio in parrocchia. Tra i giovani ci sono anche alcuni figli dei volontari che, seppur non frequentavano la parrocchia, nel vedere i genitori spendersi per gli altri, hanno scelto di offrire anche loro il proprio tempo in Caritas.
L’esempio di alcuni sacerdoti è stato sorprendente, nel periodo del lockdown in diversi si sono sostituiti ai volontari per distribuire i pacchi viveri, altri hanno aiutato e sostenuto i volontari con l’ascolto e il sostegno pratico, mettendo anche a disposizione il proprio ufficio per far svolgere il Centro di Ascolto (a Montecolombo), alcuni hanno aiutato i volontari a cambiare sede per offrire spazi più ampi della parrocchia, hanno offerto il proprio sostegno spirituale e accompagnato i volontari e i poveri nelle varie fasi di questo periodo.
Tra i nuovi volontari ci sono anche tante persone che non vengono dal mondo parrocchiale, ma che si sono avvicinate nella misura in cui il proprio lavoro ha subito una sospensione e si sono ritrovati ad avere tempo da donare agli altri, la maggior parte di questi sono stati attivi nel momento del lockdown e poi hanno terminato il servizio, una piccola parte è rimasta.
Solo la Caritas diocesana nel mese di marzo ha ricevuto più di 200 richieste da parte di nuovi volontari. Prevalentemente giovani tra i 25 e i 40 anni, molti lavoratori che erano rimasti fermi per causa della pandemia e volevano approfittare del tempo libero per impegnarsi nell’aiuto dell’altro, ma anche diversi giovani universitari che, essendo rientrati a casa per le lezioni on-line, hanno scelto di dedicarsi ai poveri. A tutti è stata data una risposta personale telefonica, ma si è stati costretti a scegliere una quarantina di persone per evitare che si creassero troppe situazioni di promiscuità e assembramento con rischio di ulteriori casi di propagazione di contagi del virus.
Complessivamente nel 2020 si contano circa 480 volontari attivi e continuativi tra le Caritas parrocchiali e la Caritas diocesana, circa una sessantina in meno rispetto allo scorso anno, quindi il numero dei nuovi volontari non è attualmente riuscito a ricoprire il numero di coloro che sono andati via, in particolare le Caritas che hanno subito una drastica riduzione di volontari sono Morciano (da 41 a 15) e Riccione Interparrocchiale (da 25 a 4). È da sottolineare però che diversi giovani e diverse persone continuano a offrire la propria collaborazione, ma in modo intermittente, quindi il numero dei volontari che hanno offerto il proprio aiuto in un anno è attualmente superiore a quello dichiarato e si può dire che raggiunga tranquillamente le mille unità.
I servizi svolti dal volontariato Caritas:
- l’Ascolto è quello che ha subito un lungo periodo di sospensione, in parte sostituito da telefonate e in parte reso possibile dalla disponibilità dei sacerdoti, ora è stato ripristinato in tutte le parrocchie, quasi tutte su appuntamento.
- La distribuzione dei viveri non si è mai fermata e ha visto notevoli aumenti rispetto alle richieste, che sono state tutte soddisfatte grazie a innumerevoli donazioni di parrocchiani, ma anche negozi e piccoli e grandi supermercati e contributi economici da parte dei Comuni che hanno permesso di acquistare un’ampia gamma di prodotti. I viveri spesso sono stati consegnati anche a domicilio per andare incontro alle esigenze delle persone, soprattutto se anziane.
- Il servizio docce è attualmente attivo solo nella Caritas diocesana, due pomeriggi a settimana, su appuntamento, con igienizzazione dei locali al termine della doccia di ciascun ospite e la consegna dell’intimo e dell’abbigliamento pulito, prima della doccia.
- La distribuzione degli indumenti è stata per lungo tempo sospesa ed è ricominciata gradatamente nelle diverse Caritas, spesso è su appuntamento.
- Non si sono mai fermate le azioni rivolte al sostegno alla maternità quali: consegna di alimenti e prodotti per bambini (in particolare pannolini) e ascolto delle madri e delle loro difficoltà in particolare a: Morciano, Coriano, Viserba e San Mauro Pascoli.
- Le mense della Caritas diocesana e delle Caritas di Riccione e Cattolica non hanno mai chiuso, hanno però convertito i pasti in asporto, invece di servirli a tavola.
- Il dormitorio della Caritas di Cattolica non ha mai chiuso, ma ha continuato ad accogliere le persone che erano presenti prima del lockdown, non ha attivato nuovi ingressi.
- Sono invece attualmente sospese tutte le iniziative di aggregazione: gli oratori per gli anziani, i dopo scuola per i bambini (eccetto a Santarcangelo che ha aperto nel 2021), il punto mamma e bambino di Viserba.
Le collaborazioni
Sia la Caritas diocesana, che tutte le Caritas parrocchiali, hanno raccontato di una solidarietà risvegliata, di aiuti e collaborazioni di vario tipo: c’è chi ha offerto denaro, chi alimenti, artigiani che hanno messo a disposizione i loro mezzi di trasporto (a Borghi i pasti sono stati distribuiti grazie al furgoncino refrigerato di un artigiano), negozianti che hanno offerto i propri prodotti, persone che hanno messo a disposizione degli altri le proprie competenze professionali.
Gli aiuti sono stati sia da singoli parrocchiani che da gruppi parrocchiali. Oltre ai già menzionati Scouts, ci sono stati i giovani dell’Azione Cattolica, gli adulti di CL, i neocatecumenali. Si è respirato un bello spirito comunitario, dove la Chiesa ha messo al centro i poveri e i loro bisogni, coinvolgendo tutti coloro che potessero dare una mano.
“Mai come quest’anno andava testimoniata la presenza del Signore attraverso i nostri gesti, perchè come sempre, un conto è parlare e un conto è agire. I nostri piccoli gesti sono stati anche di esempio a tanti parrocchiani che ci hanno dato un aiuto spontaneo con donazioni anche cospicue senza nemmeno che noi chiedessimo.” (Caritas Cristo re).
Preziosi anche gli aiuti materiali e spirituali da parte dei consacrati: comunità di suore e frati che hanno collaborato fattivamente con i volontari delle Caritas parrocchiali (soprattutto a Miramare, Bellariva e Sogliano).
Gli aiuti sono giunti anche da persone che non frequentano il mondo della Chiesa e dalle associazioni: in particolare preziosissimo è stato il sostegno da parte dei volontari della Protezione Civile (di seguito un articolo scritto da loro) che, in tantissime parrocchie hanno offerto il proprio sostegno sia per la raccolta che per la distribuzione dei pacchi viveri a domicilio; i volontari della Associazione Team Bòta molto disponibili sia nel recupero dei prodotti che nella consegna; Croce Rossa, Croce Verde, Rotary club, Lions club e altre associazioni locali di volontariato hanno offerto chi sostegno economico, chi aiuto concreto con volontariato o donazioni di ogni tipo.
La diocesi di Rimini, in collaborazione con la Caritas diocesana, ha attivato un piano di rinascita per gli effetti della pandemia, denominato Piano Marvelli. Grazie a questo Piano la diocesi è stata suddivisa in tre zone e ogni zona ha avuto come punto di riferimento un’operatrice della Caritas diocesana, questa presenza, oltre alle figure di riferimento che avevano già in passato, è stata ritenuta dai volontari delle Caritas parrocchiali preziosa: si sono sentiti sostenuti, incoraggiati, ascoltati quando avevano dei dubbi, hanno dichiarato di aver ricevuto risposte competenti e puntuali da tutti gli operatori della Caritas diocesana, hanno inoltre precisato di essersi sentiti accompagnati anche da un punto di vista spirituale.
Le risposte messe in atto dal Piano Marvelli sono state considerate utili e hanno dato la possibilità di far sorgere progetti nuovi quali: il Refettorio solidale nella zona di Savignano, un dopo scuola nella parrocchia di Santarcangelo, un progetto di educativa di strada nella parrocchia di San Raffaele, c’è l’idea di aprire un Emporio nella zona della Valconca. Sempre grazie al Piano Marvelli è stato rafforzato anche il già esistente progetto del Fondo per il Lavoro che ha infatti ricevuto un numero più alto di domande, alle quali sta cercando di dare risposta nonostante il difficile periodo nel reperire posti occupazionali. 17 le persone che hanno trovato un’occupazione nel 2020 grazie al Fondo.
Molte Caritas hanno anche messo in evidenza una nuova spinta e collaborazione tra le Caritas parrocchiali limitrofe, condividendo quel che avevano sia da un punto di vista materiale che nell’aspetto di confronto e sostegno morale e spirituale. “Riteniamo che l’avere collaborato a progetti comuni, abbia fatto crescere l’unità tra le nostre parrocchie.” (Caritas Savignano)
Tutte le Caritas parrocchiali, specie quelle territorialmente presenti in piccoli comuni, hanno dichiarato che questo periodo di pandemia ha fortemente rafforzato i rapporti con il Comune. Spesso sono stati i servizi sociali a indirizzare le persone alle Caritas parrocchiali, così come viceversa. Sono state realizzate progettazioni individuali su singoli casi, ma anche progetti a più ampio respiro come la donazione da parte dei Comuni di buoni spesa da distribuire alle persone che afferiscono alle Caritas. Nei comuni più piccoli hanno collaborato in prima persona anche i sindaci che si sono messi a servizio della comunità, accanto ai volontari delle Caritas. Si può dire che dove c’erano già rapporti con le Istituzioni questi si sono rafforzati, mentre dove erano scarsi sono cresciuti e diventati più stretti.
La spiritualità e il rapporto tra servizio e fede
Dalle relazioni delle Caritas parrocchiali emerge uno splendido cammino di fede percorso dai volontari in questo periodo così complesso. Molti hanno raccontato di aver sempre dedicato un momento di preghiera insieme prima di cominciare il servizio, alcuni hanno detto di essersi fatti aiutare dai messaggi del Papa, altri dalle indicazioni offerte dalla Caritas diocesana, altri dai parroci.
In generale hanno descritto questo tempo difficile proficuo per l’armonia e la crescita del gruppo dei volontari che si sono spesi per come hanno potuto, quelli più anziani non hanno fatto mancare la propria presenza con la preghiera e con il sostegno spirituale. Per correttezza riporto alcune frasi scritte direttamente dai volontari.
La presenza del Signore attraverso la comunità ci ha permesso di andare avanti nel nostro servizio anche quando sono sorti alcuni dubbi sulla possibilità/necessità di tenere aperta la distribuzione e l’attività del gruppo Caritas. Ci ha dato la possibilità di essere fattivamente quella mano che accarezza e dà sollievo al bisognoso, mano che è comunanza di intenti e obiettivo di tutta la comunità, a partire dai due parroci che si sono avvicendati nella guida della parrocchia.” (Caritas San Raffaele)
“Se non tutti i volontari hanno potuto fare servizio attivo, si sono però spesi nella costante preghiera.” (Caritas Bellaria)
“Nelle normali difficoltà di percorso abbiamo potuto avvertire la costante presenza del Signore che ci ha sempre dato sostegno e gioia nel servizio verso gli altri oltre ad averci arricchiti spiritualmente…. Abbiamo preso coscienza che servire i più poveri è mettere in pratica il Vangelo, è vivere più profondamente la comunione con Cristo.” (Caritas Borghi)
“Questo periodo ci ha insegnato a non risparmiarci nel donare il nostro tempo agli altri, saper rinunciare ai propri programmi e desideri per sostenere i più deboli ed i più fragili, rispondendo alle loro richieste a volte disperate. All’interno del gruppo c’è stata collaborazione e solidarietà. Il servizio in Caritas ci ha aiutato a superare il nostro egoismo, la tentazione di non perdere tempo di fronte ai problemi e alla sofferenza degli altri, a non essere concentrati solo sulle nostre necessità.
Una riflessione vorremmo condividere: nell’aiuto alle persone in difficoltà siamo stati un punto di riferimento anche per chi, avendo capito le accresciute necessità dovute alla pandemia, solitamente non partecipa alle attività e alle iniziative della vita parrocchiale.” (Caritas Coriano)
“Realizzare unità è una grande sfida: stare vicino alle persone per capire le loro domande , per accompagnarle, per aiutarle nella via della speranza bisogna farlo insieme, unire le forze e fare rete, integrando pensieri e azioni diverse, l’io deve cedere il posto al noi. Il senso profondo del nostro piccolo operare lo dona la fede in Dio, che dà spessore alle nostre misure, seppur insufficienti, ma che nella logica del dono, il suo amore si concretizza con i nostri gesti. Dio ha bisogno di ciascuno di noi per prendersi cura dei più deboli e con la forza della preghiera lui ci aiuta a renderci suoi testimoni.” (Caritas Miramare)