Storie raccolte dall’Unità di Strada della Caritas di Rimini

F.

F. è nato in Albania negli anni 80, in un piccolo villaggio Lushnje. Si è trasferito in Italia agli inizi degli anni 90, durante il processo di immigrazione albanese verso l’Italia. Un giorno ci ha raccontato il suo viaggio verso l’Italia: lui stesso ci ha ricordato il film Lamerica di Gianni Amelio che racconta del rientro in Italia di profughi albanesi.

Ha girato varie città: Bari, Napoli, Firenze con una breve sosta anche all’estero, ma da due anni si è fermato a Rimini.

Non ha i documenti italiani; nel 1999 subisce un decreto di espulsione che lo riporta in Albania, dove rimane dal 2000 al 2016.

Ha sempre cercato lavori di fortuna in nero.

Da due anni dorme sopra una panchina sotto la fermata dell’autobus. Non lavora e non sembra interessargli, vive alla giornata grazie agli aiuti delle persone del quartiere che gli hanno permesso di acquisire una sorta di “stabilità” alla quale sembra essersi perfettamente adattato.

Si affaccia ai servizi della Caritas per il pranzo, mangia poco ma beve tanti caffè.

È una persona molto educata e rispettosa anche del suo “ambiente”, tanto che ha un posacenere sotto la panchina che pulisce con regolarità, quasi fosse proprio all’interno di un appartamento!

Allo stesso modo cura molto il suo aspetto (si rade con costanza, si lava, si taglia i capelli dal barbiere…).

È una persona fondamentalmente solitaria, ama la sua indipendenza, ma è molto accogliente con i volontari: con qualsiasi tempo atmosferico ci aspetta sveglio ed è contento di scambiare due chiacchiere. Spesso accetta solo un bicchiere di thè.

Si muove per la città con la sua fantastica bicicletta che tiene sempre legata vicino alla “sua” panchina.

Se volete immaginare F. potete pensare al volto scarno e tirato di un ciclista professionista dagli occhi buoni e limpidi, ma sempre malinconici.

G.

G. è un signore sulla cinquantina d’anni, viene dalla Romania dove ha lasciato la propria famiglia.

Ci ha confidato che trovare lavoro in Romania adesso, per lui che è già un po’ avanti con gli anni, è difficile, per cui per un periodo lungo dell’anno si trasferisce in Italia, in particolare a Rimini.

Qui chiede l’elemosina, e tutto il ricavato della settimana, circa 50 euro, lo manda a casa in Romania alla propria famiglia.

Ha scelto di dormire in strada perché così non spende nulla per l’alloggio e può mandare tutto quello che raccoglie dall’elemosina ai suoi figli per farli studiare. G. dorme vicino al mare sotto il portico di un negozio che d’inverno è chiuso. Dorme vicino a un ristorante che ogni sera gli porta il pasto. Quando d’estate il negozio deve aprire si sposta a dormire in un parco nelle vicinanze.

Ogni volta che lo incontriamo è molto sorridente e socievole, è sempre contento di vederci. Accetta volentieri il cibo e il the che gli portiamo e ci fermiamo a lungo a chiacchierare. Spesso lo troviamo che dorme e non lo svegliamo, una sera ci ha raccontato che era molto stanco perché aveva lavorato al semaforo.

Di solito dorme insieme ad altri signori e per un periodo è stata con lui anche sua moglie J..

Una sera lo abbiamo trovato alle prese con il telefono: voleva vedere qualcosa su YouTube, ma non sapeva registrarsi. Lo abbiamo quindi aiutato a creare un account gmail: quando abbiamo finito era davvero tanto contento.

C.

C. è nato in Romania negli anni 80. Fin da piccolo il rapporto tra i suoi genitori non era ottimale, tanto che si separarono. Lui rimase legato a suo padre e ha considerato sua madre la nuova compagna di suo babbo. In Romania per mantenersi era riuscito ad entrare nel corpo delle guardie giurate, ma questo lavoro non lo rendeva contento e ha deciso di lasciare tutto e di cercare fortuna altrove. Arrivato in Italia ha iniziato a girare per diverse città in cerca di lavori capaci di mantenerlo economicamente, ma non è mai riuscito a trovare una vera e propria stabilità. Giunto a Rimini ha cercato un lavoro stagionale, ma la pandemia globale ha reso ancora più difficile la situazione e si ritrova a dormire in strada. I pochi soldi che riesce a racimolare con i lavoretti di fortuna, li usa per pagarsi una stanza d’albergo o per la ricarica del telefono. Ultimamente si rende utile a preparare le colazioni per un bar sulla spiaggia, ma a causa delle continue aperture e chiusure dei ristori non riesce ad avere una stabilità. Purtroppo le condizioni di salute di sua ‘mamma’ non sono delle migliori e quindi sta pensando di tornare in Romania a fare la guardia carceraria. Inoltre ci ha raccontato del suo ottimo rapporto con la sorella che abita in Portogallo e che ha due figli. C. è una persona molto altruista, gentile con tutti e cerca sempre di essere indipendente anche quando purtroppo non riesce.

N.

N. ha trent’anni viene dall’Africa, è arrivato coi barconi, è molto difficile parlare con lui. È sempre ubriaco, ci dev’essere qualcosa nella vita che lo ha veramente distrutto per ridursi così. Non riusciamo a comprendere quanto le sue frasi senza senso derivino dall’alcol o se invece abbia dei problemi mentali. Ci ha raccontato di essere figlio di Padre Pio, è proprio convinto di questa cosa. Non sappiamo se sia mai riuscito ad entrare in un progetto per richiedenti asilo, se ne è poi scappato, se è riuscito ad avere dei documenti. Ci fa molta tenerezza, è così giovane e solo su quella panchina sempre ubriaco.