Associazione Rompi il Silenzio
L’anno appena concluso ha segnato profondamente anche la nostra associazione. Le nostre iniziative di prevenzione rispetto alla violenza di genere (nelle scuole, per esempio) si sono fermate come per il resto della nostra società costretta a ripensare l’organizzazione della propria vita, del senso di sicurezza della propria salute messo a dura prova dalla pandemia. Nel corso delle nostre esistenze non ci eravamo mai visti togliere la libertà di uscire di casa, di incontrare parenti, amici, di passeggiare quando ne avevamo il desiderio. Sono balzate all’attenzione quelle azioni quotidiane date sempre per scontate con la loro importanza e imprescindibilità, ma che scontate non lo sono per niente. Le donne che trovano protezione nelle Case Rifugio gestite da Rompi il Silenzio, sono costrette per lunghissimi periodi a vivere in un isolamento totale insieme con i propri figli/e proprio come succede a tutti/e in questo periodo.
Le donne che si sono rivolte all’associazione durante il 2020 hanno subìto pesantemente la impossibilita di muoversi liberamente, costrette ad una convivenza coatta con il partner maltrattante e spesso violento anche nei confronti dei figli/e.
260 sono state, durante il 2020, le richieste d’aiuto che abbiamo raccolto attraverso il nostro centralino telefonico.
125 italiane e 145 straniere. Il primo colloquio telefonico precede, nella maggior parte dei casi, i colloqui successivi in presenza, ma nel 2020, l’80% dei contatti si e svolto da remoto per motivi di sicurezza. L’ impossibilità di non incontrare la donna di persona ci ha costrette ad una massima cautela in quanto era fondamentale parlarsi quando la donna era sola e libera di esprimersi. Questo ha comportato anche brusche interruzioni di telefonate o mancate risposte all’appuntamento concordato per cambi di programmi estemporanei della donna stessa. Le richieste che le donne rivolgono alle operatrici durante il colloquio riguardano nella maggior parte dei casi informazioni sui propri diritti, sui possibili sviluppi della propria situazione familiare (149); la richiesta di una consulenza legale (60) o psicologica (27); aiuto per la ricerca di un’abitazione (5) e la ricerca di un lavoro (10). Il blocco totale e/o parziale delle attività lavorative ha aggravato ulteriormente la situazione di molte donne che si sono rivolte al nostro sportello lavoro: in molti casi c’era l’impossibilità di mettere insieme il pranzo con la cena e questo ci ha spinto ancora di più a rivolgerci alle autorità competenti e ad attingere agli aiuti di quelle attività commerciali e non che generosamente hanno provveduto con card e con raccolte fondi e materiali utili a tamponare l’emergenza.
Nelle Case Rifugio gestite da noi abbiamo accolto 26 donne con, in totale, 34 figli/e per un totale di 5.357 notti. La nostra addetta alla logistica circolava per il territorio provinciale con un permesso speciale per far sì che le case funzionassero alla perfezione e che ci fosse l’occorrente per vivere dignitosamente. Va sottolineata la generosità della cittadinanza soprattutto durante le festività natalizie che quest’anno sono state celebrate con tono dimesso rispetto agli anni precedenti per tutti, concretizzatasi con raccolta di doni, cibi tipici della nostra tradizione, indumenti.
Come ampiamente documentato dai mezzi di comunicazione, abbiamo riscontrato un aumento della richiesta di aiuto, dopo un iniziale silenzio all’inizio della chiusura totale. Alcune situazioni sono letteralmente esplose, in quanto la convivenza coatta e continuata in abitazioni a volte piccole, ha esasperato i conflitti all’interno delle coppie che sono sfociati in violenza. La pericolosità di numerose situazioni ha spinto i giudici a disporre l’allontanamento del maltrattante e, in alcuni casi, l’arresto e il carcere. Gli strumenti delle operatrici durante questo periodo con i quali accogliere la richiesta d’aiuto delle donne in pericolo sono state la voce e le parole per trasmettere vicinanza, speranza e sostenerle nella necessità di non sentirsi sole e in balia degli eventi. Mai come in questo periodo l’accogliere la propria simile e stato così importante e affidato a quella capacità delle operatrici di implicarsi nella storia dell’altra, senza lasciarsene travolgere e/o annullare. Le voci interrotte dai pianti, dai singhiozzi, dalle pause senza respiro, hanno scandito il tempo del colloquio settimanale e si sono dilatate fino al colloquio successivo. C’era condivisa l’attesa della telefonata successiva per riprendere le fila del discorso interrotto, per aggiornarsi sulle novità, per darsi quel respiro di speranza che ogni volta andava ritrovato e sostenuto con determinazione e forza. Tutte le donne che si sono rivolte all’Associazione sono state e sono tuttora, da un anno a questa parte, ascoltate e sostenute nel loro percorso di uscita dalla violenza.
Va sottolineata l’apertura del Centro Antiviolenza “Marielle” avvenuta il 13 luglio a Santarcangelo di Romagna in Via Dante Di Nanni, cui fa capo lo sportello situato in Novafeltria, aperto il lunedì mattina e che sono contattabili dal centralino sopracitato. In entrambi i casi è stata inaugurata una fattiva collaborazione con le autorità locali e con le FFOO che operano sui territori dei Comuni dell’ Altavalmarecchia. Anche queste realtà sono dotate di professioniste legali civiliste e penaliste, delle psicologhe e dello sportello lavoro.