Due mesi di vita della Locanda 3 Angeli
Sono passati due mesi dall’inaugurazione della Locanda 3 Angeli, il 30 dicembre scorso, l’hotel a Torre Pedrera che la Caritas di Rimini ha preso in gestione destinandolo, per l’emergenza freddo, all’accoglienza di persone senza dimora.
Due mesi molto intensi da tanti punti di vista.
Il primo mese ci è servito per conoscere l’albergo. Abbiamo corso tanto per poterlo aprire il prima possibile per dare un posto caldo ai senza tetto che per tanti aspetti ci siamo detti “ci pensiamo quando saremo dentro” (come succede spesso quando si sta per entrare in una casa nuova d’altronde). Non saprei dire quante volte ho contattato i proprietari dell’albergo, Giuseppe e Vilma Angeli, per scoprirne tutti gli angoli. Persone squisite!!
Ci è servito per conoscere la comunità di Torre Pedrera. Qualcuno all’inizio si è dimostrato timoroso di questa “novità” nel quartiere, ma tanti ci hanno dimostrato il loro affetto, con donazioni in denaro e in viveri e con attività di volontariato presso la Locanda.
Ci è servito per conoscerci fra noi operatori, 5 persone completamente diverse, di età, di vissuto, ma tutti accomunati da esperienze passate con i senza tetto e dal desiderio di continuare questo percorso di aiuto e di amore verso le persone in difficoltà.
Ci è servito per accogliere e per conoscere giorno dopo giorno i nostri ospiti, 27 persone senza tetto. Trascorsi diversi ma tutti indubbiamente profondamente segnati dalla loro dura vita di stenti. Qualcuno è più aperto, qualcuno è più chiuso, è inimmaginabile cosa significhi vivere per strada, e noi con rispetto cerchiamo di far capire loro che ci siamo.
Ci è servito per osservare, per conoscere, per capire. Per entrare dentro il progetto con testa e cuore e per entrare nel vivo del nostro operato con corpo e anima.
Nel secondo mese abbiamo cercato di abbattere i muri senza forzare, con sensibilità, disponibilità e dolcezza, cercando di annullare la differenza che c’è fra noi, noi gli operatori e loro i bisognosi, perché d’altronde bisognosi lo siamo tutti, e in questo nostro rapporto con loro c’è uno scambio di bene che spesso è difficile dire chi ne giova di più, se loro o noi. Per questo ci piace pensare che qui non ci sia un “più uno” o “più l’altro”: c’è un NOI.
E nel secondo mese questo NOI è iniziato a sentirsi molto forte!
Una mattina sono arrivata alla Locanda e ho sentito, inaspettatamente, della musica provenire dalla sala-colazioni. Sono entrata e ho chiesto che cosa stesse succedendo. Era il compleanno di uno degli operatori e uno degli ospiti della Locanda gli aveva regalato delle casse bluetooth accompagnate da una lettera di auguri “…per il tuo impegno per i ragazzi della Caritas…”. Ho avuto diversi pensieri: che è bello sapere che i nostri ospiti apprezzano il lavoro che facciamo! Ma anche che il mondo va davvero al contrario perché sono loro che donano a noi! Ma forse è normale così: siamo noi che non gliene diamo la possibilità, siamo noi che non ci avviciniamo a loro. Se lo facessimo scopriremmo che non c’è nulla di cui temere, ma soltanto belle persone da conoscere!
Man mano che cresceva la fiducia degli ospiti della Locanda nei confronti di noi operatori, sono anche aumentate le dimostrazioni di solitudine da parte loro per effetto della pandemia. La Locanda è un luogo bellissimo, 3 piani, 30 camere, una bellissima hall, ma soprattutto una meravigliosa e ampia sala-colazioni. E’ un luogo che si presterebbe ad attività di intrattenimento: una partita a carte, la visione di un film, una serata di musica strimpellando chitarra. Tutte idee venute agli operatori che però, maledetta la pandemia che non ci permette in alcun modo di fare attività che portano ad assembramenti, non possiamo praticare in questo momento storico. E così un ospite se n’è andato, sotto i nostri occhi increduli del fatto che stesse preferendo dormire in strada pur di non rinunciare alla propria libertà. Per noi operatori è stato un duro colpo ma abbiamo riflettuto insieme, per non viverla come un fallimento, rendendoci conto che sono persone abituate a vivere senza regole, alla giornata, con la libertà addosso in tutto e per tutto, nel bene e nel male.
Ma indubbiamente la stra grande maggioranza degli ospiti ha capito la situazione, una situazione difficile per tutti, anche per noi operatori che vorremmo fare di più ma non possiamo. Sono persone che hanno accettato le regole della Locanda (sia di prevenzione anti-covid che di buona convivenza), rispettose, educate, timide, con gli occhi pieni di gratitudine. In diversi mi hanno detto “qui è come stare in Paradiso!”, e a noi ci si scalda il cuore. Una camera con riscaldamento, un bagno privato con doccia e acqua calda, un letto, un materasso, della biancheria pulita, una coperta calda, una piccola televisione, uno zainetto pieno di prodotti per l’igiene e un cambio di abbigliamento intimo. Una camera singola per ogni ospite, molto diverso da un dormitorio comunque dignitoso. Un ospite il giorno dopo del suo ingresso mi ha detto: “ah, da quant’è che non dormivo in un letto!”; un altro: “ieri sera non ho fatto nemmeno la doccia dalla voglia che avevo di dormire in un letto vero!”. Una casa con le sue quattro mura in cui ci sentiamo al sicuro e protetti, qualcosa che tanti di noi danno per scontato, e che per qualcuno è un Paradiso!