La Caritas diocesana nel 2020

Un microscopico virus ha inevitabilmente rivoluzionato le vite di tutti noi. Abbiamo imparato a fare i conti con le paure: ammalarsi, stare vicini, toccarsi, abbracciarsi, baciarsi, mangiare insieme. Non si può parlare senza mascherina, bisogna rimanere a distanza, igienizzarsi le mani continuamente, misurarsi la febbre quando si entra in luoghi pubblici. Una vera e propria rivoluzione dei nostri stili di vita, delle nostre relazioni, del nostro modo di vivere il tempo e lo spazio.

Questa rivoluzione ha coinvolto, inevitabilmente, anche la Caritas diocesana. A partire dal 24 febbraio abbiamo sospeso il Centro di Ascolto, il dormitorio, le docce, la consegna dei vestiti e l’unità di strada. È stata una scelta difficile, faticosa, ma, tenere aperte queste attività, era troppo pericoloso. Non disponevamo ancora di mascherine, di gel e spray igienizzanti, di pannelli in plexiglass, di termoscanner per misurare la temperatura, di attrezzatture in grado di igienizzare le docce per garantire la sicurezza di tutti.

I volontari over 65 sono stati invitati, in forma precauzionale, a rimanere a casa: non potevamo mettere a rischio la loro salute in quanto soggetti fragili. La riorganizzazione ha riguardato anche gli operatori con patologie a rischio o con attività di front-office. Nel giro di una settimana la struttura di Via Madonna della Scala si è ritrovata completamente trasformata: i piani dedicati al dormitorio e all’accoglienza vuoti, mentre il piano terra era in pieno fermento per la preparazione dei pasti, per la riorganizzazione dei magazzini che, da lì a poco, avrebbero ospitato i materiali necessari per l’imballaggio per i pasti d’asporto, gli spray igienizzanti, le mascherine. Dopo un appello fatto in rete, nel giro di due settimane sono arrivate 200 richieste da parte di nuovi volontari che sono stati contingentati nei numeri e negli orari per evitare un flusso elevato di persone e quindi un rischio di propagazione del virus. I nuovi volontari (tutti tra i 20 e i 50 anni) sono stati accolti, seguiti, ed hanno ricevuto tutte le indicazioni per poter svolgere il proprio servizio in sicurezza.

Dati in pillole: le persone incontrate

1.267 persone incontrate

  • 23% donne, in aumento del 3% rispetto al 2019, ma gli uomini restano la maggioranza: 77%;
  • Il 50% ha tra i 35 e i 54 anni, cresce la fascia tra i 55-64 passando dal 13,6% del 2019 al 15% del 2020;
  • Gli italiani salgono al 35,1% dal 32,5% del 2019;
  • Tra gli immigrati prevalgono: marocchini (10,7%, in diminuzione rispetto al 12,6% del 2019), rumeni (10%, in diminuzione rispetto all’11,5%), ucraine (7,3%, in aumento rispetto al 3,5%), peruviani (3,6%, in aumento rispetto all’1,2%);
  • Scende la percentuale dei senza dimora da 75,4% nel 2019 a 65% nel 2020, aumentano quindi le persone con dimora, passando dal 24,6% al 35%.
  • Tra coloro che hanno casa aumentano le persone che dormono in residence, albergo o pagano il posto letto in un appartamento, sono il 7,1%, contro l’1,2% dell’anno precedente;
  • I disoccupati salgono a 89,8%, contro l’87,6%, gli inabili al lavoro raggiungono il 3,4%, contro il 2,5% dell’anno precedente.

I pasti della mensa sono diventati pasti d’asporto, dal dicembre 2019 avevamo messo in funzione un sistema nuovo per gli ingressi in mensa che prevedeva l’utilizzo di tesserine personalizzate con codice a barra, questo ha permesso, nonostante la nuova situazione emergenziale, di registrare tutti i pasti. Alle persone nuove abbiamo chiesto solo il documento d’identità, in modo da fare la tesserina per l’accesso anche per loro, senza alcuna valutazione del Centro di Ascolto, correndo il rischio di offrire il pasto a chi non ne aveva diritto, ma certi che tutti, nessuno escluso, avessero qualcosa da mangiare. Abbiamo acquistato contenitori, sacchetti e posate per permettere il pranzo d’asporto. Durante i primi mesi abbiamo comprato anche l’acqua in bottiglia perché le fontane pubbliche ed i bar erano stati chiusi. Il cibo non è mai mancato, abbiamo ricevuto centinaia di donazioni: frutta, verdura, prodotti da forno, pesce, carne, dolciumi. Grazie alla generosità dimostrata da tutta la cittadinanza. Siamo sempre riusciti a garantire primo, secondo, contorno, pane, frutta e qualche leccornia. Durante tutto il periodo del lockdown siamo stati supportati da un volontario di eccezione, lo Chef Alessandro Garattoni che ci ha permesso di utilizzare al meglio le materie prime che ci venivano donate e, supportandoci nella riorganizzazione del servizio, ha reso possibile ciò che sembrava irrealizzabile: durante l’emergenza dettata dalla pandemia abbiamo preparato e distribuito, tra le nuove pietanze, anche la pizza e le lasagne fatte in casa. Il sabato, domenica e lunedì di Pasqua il catering Summertrade ha preparato i pasti per tutta la rete di accoglienza. Nel 2020 abbiamo consegnato quasi 40 mila pasti (39.626 per l’esattezza), mentre nel 2019 furono 34.800. L’incremento della richiesta alimentare è evidente.

Il “giro nonni” si è ampliato in quanto il Comune e l’Ausl ci hanno segnalato persone positive al covid o in quarantena, sole e in difficoltà, che avevano la necessità del pasto a domicilio. In poco tempo si è passati da una media di 40 pasti a domicilio a 120, da tre mezzi utilizzati per effettuare il trasporto, a ben sette auto e relativi volontari per compiere le consegne. L’impossibilità di poter entrare nelle case e scambiare due parole con gli anziani ci ha fatto venire in mente un gesto semplice: inserire messaggi scritti all’interno dei sacchetti con i pasti. Abbiamo denominato la cosa “Messaggi in bottiglia” e sparso la voce sui social, affinché chiunque potesse scrivere un messaggio agli anziani o alle persone che venivano a prendere i pasti in Caritas. Abbiamo ricevuto centinaia di messaggi, da adulti, ragazzi, bambini, disabili, poeti e persino, il giorno di Pasqua 2020, da Papa Francesco. Complessivamente abbiamo consegnato 24.790 pasti a domicilio a 167 persone, di cui 84 segnalate perché positive al Covid o in quarantena e una quindicina seguite dal CSM, in quanto non potevano più accedere alla mensa dell’ospedale.

Un altro servizio che non si è mai fermato è quello dell’accoglienza rivolta ai migranti. Complessivamente sono stati ospitate una novantina di persone titolari o richiedenti protezione internazionale, tra progetti SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione) e CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria). Si tratta prevalentemente di adulti singoli, ma, tra gli accolti, sono presenti anche alcune mamme con bambini e alcuni minori non accompagnati. Invitiamo a leggere la relazione allegata che racconta anche il punto di vista dei migranti in questo tempo di pandemia.

L’11 aprile è stato organizzato dal Comune un servizio docce straordinario, coordinato dalla Protezione Civile e realizzato grazie alla collaborazione di Caritas diocesana, Papa Giovanni, Rumori Sinistri e Croce Rossa, hanno usufruito del servizio 43 persone, abbinate alle docce sono stati consegnati anche dei kit per l’igiene, dell’intimo nuovo e un cambio di vestiti puliti. Nell’attesa che in Caritas diocesana arrivasse l’attrezzatura idonea per l’igienizzazione delle docce, il termoscanner e le tute usa e getta per gli addetti ai lavori, abbiamo distribuito pacchetti da 50/70 salviettine umidificate e igienizzanti. Il 26 maggio è ripartito il servizio docce in Caritas, su prenotazione, due pomeriggi a settimana. Abbinato al servizio, per cercare di ricreare l’ambiente casalingo, si è realizzata l’iniziativa del “Cantando sotto la doccia”. Madrina dell’iniziativa è stata Erica Boschiero che ha chiesto a cantanti, cantautori e dilettanti, di inviarci le proprie canzoni da trasmettere nel corridoio, mentre le persone fanno la doccia. Hanno aderito all’iniziativa, inviando un proprio brano, una quarantina di musicisti tra cui Cristina D’Avena. Sergio Casabianca e Paolo Sgallini hanno organizzato un mini concerto dal vivo sul ballatoio della Caritas e Rachele Colombo ha scritto una canzone e realizzato un video dal titolo La doccia il sole. La sensibilità dimostrata dagli artisti ha donato un po’ di allegria a tutti. Sono state realizzate 1.045 docce a 185 persone.

La distribuzione degli abiti è stata sospesa, per motivi di sicurezza, fino al giorno di apertura delle docce (26 maggio). Durante tutto il periodo non è comunque mai stata negata una coperta o dell’intimo a chi ne avesse necessità. In struttura avevamo delle scorte, per cui non si trattava di rischio di indumenti contaminati. Molte coperte sono state distribuite dall’Unità di strada. Quando le scorte stavano terminando ed è stato individuato un protocollo per il ritiro e il trattamento degli indumenti donati, abbiamo fatto un appello sui social, siamo stati letteralmente inondati di abiti usati, purtroppo molti in pessimo stato di conservazione: non essendoci stato il Campo Lavoro, ed avendo avuto tutto il tempo per svuotare cantine e soffitte, molte persone hanno approfittato del nostro appello per liberarsi le case. Abbiamo dovuto coinvolgere una decina di volontari, muniti di guanti e mascherine, per realizzare lo smistamento, durato parecchi giorni. Il tutto si è svolto rigorosamente all’aperto, in modo da arieggiare il più possibile gli indumenti. Prima di distribuire i vestiti li conserviamo per 15 giorni in uno spazio a parte. Nel 2020 abbiamo distribuito circa 2.190 capi di abbigliamento, tra intimo, magliette, jeans, giacche, felpe, coperte, scarpe, zaini e valigie.

L’Unità di strada, nata all’inizio nel 2019, ha dovuto sospendere il proprio servizio durante il lockdown ed è poi ripartita a maggio. Sono una quindicina i volontari che svolgono questo servizio che inizialmente era solo il lunedì sera. Sono circa una ventina le persone seguite con continuità. Vedi relazione più approfondita.

Per i senza dimora, dal 2019, la Caritas diocesana è partner di un progetto del Comune di Rimini, capo fila la Comunità Papa Giovanni XXIII, chiamato Housingfirst. Il progetto prevede l’inserimento in appartamenti, in regime di coabitazione o singoli, di persone che, per diverso tempo hanno vissuto in strada sul territorio riminese. Questo progetto non ha mai sospeso la propria attività, anzi durante il lockdown l’ha intensificata con colloqui telefonici costanti, con la spesa e le visite a domicilio, con il disbrigo delle pratiche burocratiche da parte degli operatori. Come Caritas diocesana all’interno del progetto seguiamo 4 donne, dai 45 anni in su, in due appartamenti. Per maggiori dettagli sul progetto potete leggere la relazione nella sezione scritta dalla Papa Giovanni XXIII.

Anche l’Ambulatorio Nessuno Escluso è stato coinvolto nella chiusura dei servizi. Da giugno, con la riapertura del Centro di Ascolto, anche i medici sono tornati in ambulatorio. Alcuni medici più giovani hanno dovuto rallentare la loro presenza volontaria a causa del notevole incremento del loro lavoro dettato dal Coronavirus, per questo motivo si è scelto di tenere aperto l’ambulatorio una volta a settimana invece di due. È cresciuto il numero delle volontarie farmaciste, che da due sono diventate quattro, questo ha permesso di velocizzare notevolmente la raccolta e lo smistamento farmaci che richiede sempre molto tempo. Le persone apprezzano molto questo servizio anche perché si tratta, per la maggior parte, di individui che non hanno la residenza e che sono sprovvisti del medico di base, per cui vedono nei medici della Caritas delle persone fidate, i loro “medici di base”, si sentono rassicurati e il fatto di poter risparmiare sui farmaci è un bel vantaggio. Nel 2020 sono stati seguiti 154, con una media di 5,7 passaggi, per un totale di 272 passaggi; distribuiti 430 farmaci e compiuto 144 visite mediche. I medici hanno effettuato prevalentemente visite con valutazioni basate prevalentemente sulla sintomatologia descritta dal paziente. Queste precauzioni sono state necessarie, per evitare situazioni di diffusioni del Coronavirus. Vedi relazione Ambulatorio Nessuno Escluso, capitolo salute.

A giugno il Centro di Ascolto è sceso nel piazzale della Caritas, con tavolini muniti di plexiglass e sedie di plastica facili da igienizzare. Sono stati installati due gazebo per proteggere dal sole e dalle intemperie così, finalmente, le persone sono potute tornare a parlare, a sfogarsi, a chiedere aiuto e suggerimenti. Al Centro di Ascolto veniva effettuata anche la consegna di mascherine nuove, molto apprezzate da coloro che vivono in strada. Sono state date tutte le indicazioni relative agli aiuti del Governo, orientamento sui servizi disponibili sul territorio e consegna della tesserina per accedere ai servizi Caritas. Tra marzo e giugno si è provato a fare colloqui telefonici, ma non sempre sono risultati efficaci: spesso le persone nuove erano restie nel lasciare il proprio recapito telefonico, oppure lo davano sbagliato o non rispondevano. Tornare a un colloquio diretto è stato perciò fondamentale. Con l’arrivo dell’autunno si è scelto di tornare a fare ascolto in struttura, previa misurazione della febbre all’ingresso, igienizzazione delle mani e sanificazione degli ambienti prima e dopo ciascun colloquio. Tornare al chiuso, con la possibilità di un pc davanti agli occhi, ha permesso di aiutare le persone nella compilazione delle pratiche on-line. Con il covid, infatti, tantissimi servizi pubblici sono diventati digitali e questo è stato molto discriminante per coloro che non hanno un pc, non hanno uno smartphone o non dispongono di soldi per abbonamenti internet, ma anche per coloro che, pur avendo gli strumenti, non hanno le capacità e le competenze per accedervi. Le persone hanno perciò molto apprezzato la disponibilità degli operatori e hanno ammesso di sentirsi molto a disagio con le nuove tecnologie. Nel 2020 in Caritas diocesana sono state registrate 1.267 persone, ma i colloqui sono stati 1.225 proprio perché da marzo a giugno è stato sospeso il servizio.

Terminato il lockdown, con l’inizio dell’estate, la Diocesi, insieme alla Caritas diocesana, decide di istituire un nuovo progetto, anche grazie ai Fondi straordinari dell’8×1000, per contrastare i danni del Coronavirus, nasce così il Piano Marvelli. Compito principale del progetto è quello di sostenere le Caritas parrocchiali, vicine alle persone in difficoltà:

  • incentivando la nascita di nuovi progetti di comunità capaci di prevenire e sostenere le nuove nascenti povertà create dalla pandemia.
  • Sostenendo le persone e le famiglie in difficoltà colpite dagli effetti del covid-19.
  • Incentivando il progetto del Fondo per il Lavoro nei vari territori.
  • Attivando aiuti con microcredito attraverso l’Associazione Famiglie Insieme (attività quest’ultima che si sta elaborando nel 2021).

Nel 2020 il Piano Marvelli ha erogato 12.550 Euro per sostenere le persone e le famiglie in difficoltà segnalate dalle Caritas parrocchiali e finanziare i progetti innovativi (centri educativi, sportelli di consulenza psicologica, aiuti alla maternità, refettorio solidale, costruzione di empori) nati in alcune Caritas parrocchiali. Vedi relazione approfondita sul Piano Marvelli.

Grazie al Piano Marvelli anche il Fondo per il Lavoro trova nuova linfa. La pandemia ha prodotto gravi conseguenze sul mondo del lavoro, molte attività hanno sospeso la propria produzione, altre hanno proprio chiuso, diversi dipendenti sono stati messi in Cassa integrazione o licenziati. Obiettivo del Fondo è aiutare disoccupati fragili a reimmettersi nel mondo del lavoro, sostenendo le aziende con il pagamento di parte dei contributi per i nuovi assunti. A causa della pandemia le domande arrivate al Fondo sono state 62, mentre negli ultimi anni si aggiravano sulla trentina e le persone assunte sono state 17, che, considerato il periodo difficile per gli inserimenti lavorativi, si può ritenere certamente un ottimo risultato. Vedi relazione approfondita sul Fondo Lavoro.

Un progetto che non ha mai chiuso le proprie porte è #EmporioRimini, una sorta di supermercato dove le persone e le famiglie possono accedere a fare la spesa gratuitamente, grazie a una tessera punti che varia in base al numero dei componenti del nucleo. Con la pandemia non è stato più possibile far accedere le persone dentro la struttura, in quanto si tratta di un ambiente piccolo, ma è stato comunque permesso di scegliere i prodotti preferiti rimanendo fuori dalla porta grazie ai volontari che li prendevano per loro. In questo modo alle famiglie non sono mai venuti a mancare gli alimenti di prima necessità, tra cui la frutta e la verdura, inoltre sono stati sempre disponibili anche prodotti per l’igiene personale e per la casa. I nuclei assisiti nel 2020 sono 257 per un totale di 952 persone, 1.584 i carrelli riempiti.

Tra i servizi della pubblica amministrazione, la cui gestione è affidata a Madonna della Carità Cooperativa Sociale a r.l., vi sono il “Front Office Cittadini stranieri – Rete Assistenza Extra Ue” del Comune di Rimini e “Assistente in Famiglia” servizio presente all’interno di alcuni Comuni del Distretto Socio Sanitario di Rimini Nord. Entrambi hanno garantito piena attività senza nessuna interruzione per tutto l’arco dell’anno 2020. Il primo agisce in raccordo con le attività degli Sportelli sociali e più complessivamente con il sistema dei servizi di welfare locale garantendo ai cittadini stranieri adeguate forme di informazione, orientamento e consulenza in materia di immigrazione. Il compito del secondo è quello di fornire consulenza alle famiglie che valutano l’inserimento di personale a domicilio per la cura dei propri familiari non autosufficienti, facilitando l’incontro tra personale in cerca di regolare occupazione e caregiver.

Entrambi gli sportelli hanno svolto il proprio servizio su appuntamento, onde evitare situazioni di assembramento e permettere una corretta igienizzazione dei locali. Nel 2020 il Front Office Stranieri ha incontrato 491 cittadini stranieri di cui il 60% uomini per un totale di 61 nazionalità rappresentate. Tra i più numerosi i cittadini provenienti da Senegal, Albania, Ucraina, Pakistan e Nigeria.

Il servizio “Assistente in famiglia” ha preso in carico 435 famiglie e incontrato 499 persone disponibili all’inserimento lavorativo in qualità di assistenti familiari a domicilio. I rapporti di lavoro andati a buon fine e formalizzati tramite il CCNL che regola il lavoro di cura sono stati 123.

Gli operatori di Caritas Rimini Odv deputati allo svolgimento dello “Sportello Carcere” e del laboratorio “Caffè Corretto” hanno sospeso le attività internamente alla Casa Circondariale di Rimini, dal 9 marzo al 3 aprile; per poi riprenderle prima on line con l’attivazione dello sportello carcere via Skype e da maggio nuovamente in presenza. Nell’unico mese di interruzione completa delle attività (dal 9 marzo al 3 aprile), il coordinatore ha comunque continuato settimanalmente a recarsi presso il carcere rimanendo al suo esterno per fornire al Comandante di Polizia Penitenziaria quei beni di prima necessità acquistati ad hoc su espressa richiesta del Comando e della Direzione Penitenziaria al fine di far fronte all’emergenza epidemiologica (derrate alimentari, prodotti per l’igiene dei locali e della persona, etc.). I detenuti incontrati nel periodo nel 2020 sono stati 122.

Con l’arrivo dell’inverno si poneva con forza il problema di garantire l’ospitalità alle persone senza dimora che facevano riferimento a noi. In Caritas diocesana le stanze sono composte da quattro o sei letti con bagno in camera, logistica non compatibile con la prevenzione del virus, inoltre, avendo cucina, mensa, docce, vestiti e ambulatorio tutto nello stesso stabile delle camere, non possiamo correre il rischio che, l’eventuale presenza di un ospite positivo, costringa la chiusura dei servizi Caritas. Consapevoli delle difficoltà a cui saremmo andati incontro, abbiamo deciso di prendere un albergo in affitto. Il 30 dicembre abbiamo inaugurato la Locanda 3 Angeli, un albergo a Torre Pedrera capace di garantire l’ospitalità in sicurezza a 30 persone senza dimora, abbiamo adeguato tutte le stanze a camere singole con bagno. La Locanda è finanziata fino al 30 giugno 2021 anche attraverso il Comune di Rimini che ha emanato un bando per l’emergenza freddo. La cooperativa Madonna della Carità ha stipulato un contratto di affitto con i gestori dell’immobile, per tre anni. Obiettivo infatti è creare un luogo dove senza dimora e lavoratori stagionali e/o persone o gruppi di turisti o di giovani che desiderano fare un’esperienza, possano convivere insieme in modo solidale. Per garantire una buona accoglienza due operatori della Caritas diocesana hanno trasferito il proprio luogo di lavoro alla Locanda per svolgere un servizio di portineria, accoglienza, ascolto e accompagnamento. Mentre per il servizio notturno hanno dato disponibilità tre giovani volontari dell’Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, che avevano già avuto esperienza di servizio con i senza dimora. Preziosa anche la collaborazione dei volontari della Caritas parrocchiale di Torre Pedrera e del gruppo Scout di Rimini 3.

Ma Caritas non è solo servizi, il primo compito della Caritas è quello di essere educativa e di sensibilizzare la comunità ai valori della solidarietà e della fratellanza. Per questo, nonostante l’anno difficile e complesso a causa della pandemia, la Caritas diocesana non ha voluto rinunciare alla sua tradizionale “Mostra dei Presepi dal Mondo”, arrivata alla XVII edizione. Per realizzarla si è pensato di coinvolgere l’Ass. Zent de Borg ed è stata allestita nelle vetrine dei negozi del centro storico, in modo da evitare situazioni di assembramento, rendere visibili i presepi a tutti i passanti e sostenere i negozi locali, molto toccati dalla pandemia e dalla concorrenza on-line. Per l’allestimento dei presepi, come tutti gli anni, sono state coinvolte le comunità di immigrati presenti sul territorio, che sono state ben felici di sentirsi utili e di poter comporre i propri presepi nelle vetrine, trasmettendo così i loro usi e costumi culturali. C’è stato un bello scambio e integrazioni tra i migranti e i commercianti. A corredo della mostra, intitolata “Fratelli tutti!” sono state poste delle frasi dell’omonima Enciclica di Papa Francesco, in modo da trasmettere messaggi di fratellanza e speranza a tutta la cittadinanza. L’idea della mostra itinerante è piaciuta a tal punto che anche le polisportive hanno voluto aderire, accogliendo quadri di natività migranti nelle proprie palestre. A completamento dell’iniziativa sono stati anche realizzati dei dépliant con la spiegazione di ciascun presepe e l’indicazione della sua collocazione all’interno della città. Impossibile avere un riscontro sul numero dei visitatori, ma è stata un’iniziativa molto apprezzata che i negozianti hanno chiesto di poter ripetere anche per gli anni avvenire.